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Maxi evasione fiscale nel Biellese per più di 58 milioni di euro

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fermato con un coltello

I Finanzieri del Comando Provinciale Biella in servizio presso il dipendente Nucleo di  Polizia Economico Finanziaria, a conclusione di un’articolata e complessa attività di  polizia economico-finanziaria, hanno scoperto una maxi evasione fiscale internazionale  posta in essere da un gruppo societario residente nella provincia laniera, mediante due  società estere, aventi formalmente sede in altri stati, ma di fatto residenti in Italia e  attraverso l’interposizione fittizia di due veicoli societari aventi formalmente sede in altri  paesi europei. Tale fenomeno, inquadrato nell’alveo della fiscalità internazionale, consiste, di fatto, nella fittizia localizzazione della residenza fiscale all’estero, per sottrarsi  agli adempimenti tributari previsti dall’ordinamento di reale appartenenza e beneficiare,  conseguentemente, del regime impositivo più favorevole vigente nel paese prescelto.

La suddetta attività ispettiva – iniziata a marzo 2019 e terminata pochi giorni fa – ha preso  avvio da un’accurata attività di intelligence grazie alla quale è stato possibile rilevare  ingenti flussi di denaro – ammontanti a circa 74 milioni di euro – provenienti dall’estero e  confluiti sui conti correnti istituiti in Italia ed intestati ad una società posta oltre confine.

I militari, al fine di approfondire la natura di tali movimentazioni finanziarie, hanno  provveduto a notiziare la Procura della Repubblica di Biella, competente territorialmente, in merito all’ipotesi di reato prevista e punita dall’articolo 5 del D.Lgs 74/2000, la quale ha  delegato il Nucleo di Polizia Economico Finanziaria ad acquisire i conti correnti intestati  alla predetta società e ad effettuare accertamenti tesi a dimostrare il collegamento  territoriale della stessa con lo Stato italiano.

L’analisi della documentazione extracontabile cartacea ed informatica acquisita in sede  di controllo presso la società capogruppo italiana, unitamente alle risultanze emerse dalla  disamina dei conti correnti bancari, hanno permesso di ricondurre in Italia l’effettiva  residenza fiscale di due società estere, ai sensi degli articoli 73 comma 3 e 162 comma  1 del TUIR, nonché dimostrare l’interposizione di due veicoli societari fittiziamente  localizzati in altrettanti paesi europei, ai sensi dell’art. 37, comma 3 del D.R.P. 600/73. In  particolare, i finanzieri hanno dimostrato che le società estere in questione sono state  gestite da persone italiane residenti in Italia e che nei paesi esteri non vi è mai stata alcuna amministrazione effettiva, ma solamente una mera domiciliazione.

Ad esito delle attività, sostanziatesi in 4 interventi ispettivi eseguiti nei confronti della  società capogruppo italiana, di una prima e di una seconda società estera e del  rappresentante legale delle suddette entità giuridiche, si è proceduto a constatare, ai fini  dell’imposta sul reddito delle società e dell’imposta regionale sulle attività produttive, e  dell’imposta sul reddito delle persone fisiche, una base imponibile netta non dichiarata  per un importo complessivo pari a euro 58.017.857,40, nonché di denunciare a piede  libero una persona fisica, per i reato di omessa dichiarazione dei redditi (ex articolo 5  D.Lgs. 10 marzo 2000 n. 74) e dichiarazione infedele (ex articolo 4 D.Lgs. 10 marzo 2000  n. 74) in relazione a un’imposta evasa complessiva pari a euro 14.173.157,82.

L’attività posta in essere rientra nell’ambito delle funzioni di polizia economica e  finanziaria tipiche della Guardia di Finanza, ed è costantemente rivolta alla prevenzione  e alla repressione delle forme di evasione fiscale più gravi tra le quali quella  internazionale che sottrae importanti risorse economiche allo Stato, produce effetti  negativi per l’economia, ostacola la normale concorrenza fra imprese ed accresce il  carico fiscale nei confronti dei cittadini.

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