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Marzio Olivero: «Un inizio da brividi»

Intervista al sindaco di Biella dopo i primi cento giorni alla guida della città

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Marzio Olivero: «Un inizio da brividi». Un centinaio di giorni. Solitamente i tre mesi abbondanti costituiscono il periodo di rodaggio per un sindaco appena eletto. Marzio Olivero, nuovo sindaco di Biella, questa soglia l’ha già superata. E raccontando questo primo periodo parla di un inizio inatteso, per certi versi anche un po’ traumatico.

Marzio Olivero: «Un inizio da brividi»

Un inizio “bollente” e non certo per il clima.

Ci siamo trovati subito in una situazione inattesa con il problema delle scuole che ci è arrivato tra capo e collo. Una grana che ha comportato lavoro straordinario da parte degli uffici, ma anche dell’amministrazione. Ci siamo trovati a dover individuare soluzioni in pochissimi giorni e concretizzarle in pochissime settimane per sistemare i bambini di De Amicis e Cerruti. Proprio quest’ultima è stata un fulmine a ciel sereno.

A proposito: ma in realtà che cosa è successo?

Erano state individuate fessurazioni vicino agli infissi e così si era deciso di incaricare uno studio ingegneristico per le verifiche, appena chiuse le scuole. I tecnici hanno ritenuto di estenderle non solo ai muri ma anche alla pavimentazione. E qui sono emersi problemi nelle fondazioni: hanno scavato nel pavimento e in pratica sono sprofondati perché hanno trovato di tutto. In origine chi ha costruito aveva buttato là sotto tutto il materiale di scarto, anche quello che oggi non si può più usare. Era normale in quegli anni, ma i tecnici ci hanno detto che se l’edificio avesse avuto un piano in più sarebbe crollato.

E a che punto siamo?

In attesa. Ho presentato un esposto in procura perché era doveroso farlo. Abbiamo interessato anche l’Arpa, l’agenzia regionale di protezione ambientale: attendiamo indicazioni su come procedere.

Se ricostruirete la scuola si chiamerà Cerruti?

Perché no? I benefattori non hanno colpe, anzi…

Insomma, fare il primo cittadino è impegnativo. Se lo aspettava così? Lei non è certo un novellino.

Sapevo che il ruolo del sindaco è impegnativo. Aiuta tantissimo non essere lì da poco. Ogni problema sarebbe assai più grande senza esperienza.

Lei ha ereditato una città malconcia per quanto riguarda le manutenzioni.

Non nego che abbiamo dovuto affrontare una situazione difficile sia per la manutenzione delle strade, sia per il verde. E per quest’ultimo hanno influito molto le condizioni climatiche e all’impossibilità di usare sostanze che fino a qualche anno fa erano consentite. Ad esempio se usi il glifosato (che è nocivo) devi chiudere l’area per 24 ore. In strade e rotonde di fatto non puoi.

La gente lamenta che a volte si fanno gli interventi senza attenzione. Alcune recenti tracciature sembrano confermarlo.

Certamente da un lato occorre che l’amministratore svolga un controllo delle attività, ma è necessaria anche una responsabilità degli operatori e di quanti svolgono il lavoro. Per entrambi la finalità deve essere ottenere opere e interventi che siano belli e duraturi. Volendo estremizzare, il controllo non dovrebbe nemmeno essere necessario.

Qual è la sua preoccupazione maggiore?

Gli interventi a Oropa per la funivia. Ora abbiamo iniziato con tutta l’opera relativa alla Busancano, ma ci rendiamo conto che è estremamente complesso. Ci sono aspetti che vengono affrontate per la prima volta. Dall’incidente del Mottarone c’è stato un giro di vite comprensibilmente su tutta la normativa di sicurezza. Per gli impianti già esistenti e magari datati come il nostro l’impatto è stato notevole. La normativa si è evoluta nel tempo e il confronto deve essere costante.

A tutto questo si sono aggiunti i problemi di rapporti per la vicenda dell’apertura dei cancelli del Santuario.

Facciamo chiarezza. I rituali perché abbiano un senso devono fatalmente richiamare un po’ le circostanze da cui sono nati. Proprio perché hanno lo scopo di riportare alla memoria, ricordare quello che li originò. Se ci si avvede che invece un rituale è veicolo di un’informazione sbagliata allora perde quel senso. Molti credono che l’apertura e la chiusura dei cancelli stabiliscano inizio e fine dei pellegrinaggi. Ne ero convinto anch’io. Sbagliato. Nasce da un contenzioso del 1733 quando il santuario stabilì che, in occasione dei pellegrinaggi, i consiglieri di Biella non potessero accedere al presbiterio durante la funzione. Il giudice preposto diede ragione al santuario dicendo che il presbiterio era riservato alla parte ecclesiastica. Però i pellegrinaggi arrivavano di notte ed erano molto partecipati e vissuti. Quindi venne stabilito l’obbligo di arrivare sera prima. Il rettore avrebbe chiuso le porte consegnando le chiavi ai rappresentanti del comune che da quel momento doveva garantire l’ordine. E al mattino restituiva le chiavi. Su questa base mi sono detto che forse è meglio ricordare quali sono i motivi per ricordare cosa successo. Nulla di irriverente o irriguardoso, solo il desiderio di riportare alla memoria quella che effettivamente è l’origine di questo rito.

Torniamo alle preoccupazioni: qual è la più grande a livello personale?

Il timore che non si comprendano gli sforzi e l’impegno che si mettono in generale per l’amministrazione, che spesso è un capro espiatorio.

Diceva che la Funivia è un problema. E la Funicolare?

Sui social network tutti hanno soluzioni. Ma il problema è decisamente complesso. C’è ancora un contenzioso aperto con l’azienda, quindi è evidente che intervenire ora con lavori strutturali di un certo peso non avrebbe senso. Puoi adottare piccoli accorgimenti, ma a mio avviso c’è un problema di progettazione che si è rivelata inadeguata. Bisogna aspettare fino a quando il contenzioso si risolverà. Ci sono stati proposti interventi per una sorta di controllo da remoto dell’impianto, ma il rapporto non era conveniente. Quindi abbiamo preferito attendere.

Intanto è in avvio il servizio di bike sharing per l’affitto delle biciclette elettriche. Non pensa che sia un rischio visti i precedenti?

Il vecchio progetto di Bicincittà aveva delle sue tare originali, soprattutto perchè di fatto erano escluse dall’uso tutte le zone collinari. E ne abbiamo parecchie, tant’è che i percorsi toccavano giardini, funicolare, stazione, Città studi, tentando di tenere il percorso più pianeggiante possibile. Il nuovo progetto ha innegabili vantaggi. Il primo, a riguarda le bici che sono elettriche, utilizzabili anche in territori collinari. Il secondo è il numero di stazioni che è maggiore e il terzo è l’estensione non solo a Biella ma anche ai comuni confinanti. Questo fa ben sperare su un maggior utilizzo. E adesso mi aspetto la domanda.

Non vogliamo deluderla. Eccola: lanciate l’uso delle biciclette ma non realizzate le piste ciclabili.

Chiaramente sono favorevole, però non posso non riconoscere che Biella per la sua conformazione è inadatta all’introduzione di piste ciclabili che ne consentano un utilizzo pieno. Io vado in bicicletta e mi rendo conto che bisogna fare le piste come si deve. Come le vediamo nelle cittadine del nord Europa, dove i ciclisti transitano su un percorso protetto e non corrono il rischio di essere investiti. Qui la pista è ancora intesa come qualcosa di dipinto. Penso a via Ivrea, dove è collocata tra marciapiede e parcheggi. Interessante sarebbe potenziare i collegamenti tra paesi, dove anche per la tipologia tracciati alternativi studiabili, forse si potrebbero progettare come andrebbero fatte davvero. Magari questo nuovo progetto di bici elettriche potrebbe essere un’occasione per realizzare un piano del genere.

Ma intanto lei con i paesi polemizza per le vicende legate all’Ato e alla gestione dell’acqua.

Riguarda l’autorità d’ambito Biella 1 che esprime un rappresentante all’interno dell’Ato. Ne fanno parte Biella, Gaglianico e Ponderano, e da sempre questo ruolo va al sindaco Biella perché per essere nominati occorrono i due terzi delle quote. E Biella li ha. Per evitare che io potessi assumere questo incarico, gli altri due sindaci hanno deciso di non presentarsi alle riunioni per l’elezione. Con un’interpretazione creativa dicono che serve ad assicurare una rotazione. In realtà se così fosse, la rotazione sarebbe stata prevista. Invece è solo un modo per impedire la mia nomina. Non c’è altro motivo visto che abbiamo anche la stessa visione perché anche io sono per l’acqua pubblica. Questo è un passaggio nodale per l’assegnazione del servizio e a maggior ragione è opportuno che sia il sindaco del capoluogo a rappresentare il territorio.

C’è anche un volto di Biella di cui non abbiamo ancora parlato. Quello di chi soffre. Il “grande vecchio” della destra biellese, Sandro Delmastro, ha sempre rivendicato la sua appartenenza all’area sociale. Nella vostra coalizione però le posizioni su questi temi sono piuttosto variegate.

Se parliamo di immigrazione i cinque anni passati non si sono distinti per scarsa ospitalità o accoglienza. E il sindaco era leghista. Certo è che come amministratori dobbiamo sempre considerare che certi fenomeni devono comunque essere governati. In questi giorni molti cittadini lamentano alcune criticità (il caso dell’ex Colibrì ad esempio). Ci sono stati atteggiamenti che hanno creato allarme, forte imbarazzo e disappunto. Inaccettabili e non coniugabili con il vivere civile. È responsabilità nostra cercare di far convivere realtà magari anche difficili con il tessuto sociale. Quello biellese non è certamente poco incline ad accoglienza e ospitalità.

Ma c’è anche la Biella povera, nella quale spesso è il volontariato a operare.

L’assessore Isabella Scaramuzzi su questo fronte, grazie anche alla sua esperienza, sta svolgendo lavoro straordinario. Ad oggi le situazioni che vengono segnalate e prese in carico dai servizi sociali seguono un percorso naturale e hanno i sostegni che siamo tenuti a dare. Non ci sono allarmi particolari e questo avviene per l’attività svolta dal Comune, ma anche per il grosso sostegno che altre associazioni assicurano. Per noi da soli sarebbe ben difficile. Certo non sono da escludere situazioni che non emergono, magari per pudore o per motivi personali. Anche su questo ci sono progetti che cercano di far venire a galla questi casi.

A proposito di assessori, qualcuno in questo inizio di legislatura l’ha sorpresa in modo particolare?

Sara Gentile. Si pone molto bene, è molto garbata. Ed è un eccellente braccio destro. Sceglierla come vice è stato azzeccato.
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