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Attualità

Lo sforzo di ricordare

Il commento di Vittorio Barazzotto

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BIELLA – L’esercizio della memoria non è semplice né scontato, soprattutto in un periodo come questo, in cui la ragione è attutita dalla paura e dalla stanchezza portate dall’epidemia.

Giovedì scorso si è celebrato il giorno della memoria, ricorrenza internazionale per la commemorazione delle vittime dell’Olocausto, fissato il 27 gennaio perché proprio in quel giorno del 1945 le truppe dell’Armata Rossa liberarono il campo di concentramento di Auschwitz. Sono trascorsi solo 77 anni, pochissimi se pensiamo alla lucida follia che portò l’Europa a compiere lo sterminio di un popolo. Ma come si è potuto commettere un crimine di questa entità? Emilio Jona, intellettuale e avvocato biellese, in un’intervista disponibile negli archivi digitali di Repubblica racconta che con l’emanazione delle leggi razziali del 1938 lui, allora un ragazzino con una vita uguale a quella di tanti suoi coetanei, smise di andare a scuola da un giorno all’altro.

Molti amici in poco tempo divennero ostili, offendendolo e facendogli provare un’inaspettata sensazione di diversità. Il padre, anch’egli avvocato, dovette lasciare lo studio associato, continuando l’attività da solo, fino al 1943, anno in cui tutta la famiglia fu costretta a scappare nella valle di Andorno per evitare l’arresto. Quell’ostilità improvvisa divenne via via sempre più radicata e portò agli eventi che la storia ha documentato.

Il seme della discordia fu proprio la discriminazione che trasformò gli ebrei in un nemico da sconfiggere. Nell’intervista Emilio Jona si dice desolato dal nostro presente, perché ancora oggi si vive nell’ottica dell’amico – nemico. Minore è il tempo che dedichiamo all’esercizio della memoria, maggiore è il rischio che si cerchino oggi altri nemici su cui scaricare l’odio e l’incapacità di affrontare situazioni storiche e politiche molto complesse. Per questo dobbiamo sforzarci di ricordare, anche se distratti da una vita sempre in carenza di tempo, altrimenti la storia, quando non è conosciuta, è destinata a ripetersi.

 

Vittorio Barazzotto

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