Attualità
Leoni e trigri in Baraggia non campano
Qualcuno lo dica agli animalisti. Il circo Orfei (a Biella dal 28 febbraio al 9 marzo), come qualunque altro circo equestre, non può aprire le gabbie e disperdere gli animali in Baraggia. Non lo potrebbe fare neppure se li disperdesse nella savana. Perché quegli animali morirebbero tutti nel volgere di pochi giorni di fame e di stenti. L’unico discorso serio, se proprio vogliamo snaturare ciò che per secoli è stato il circo equestre nella sua essenza, è quello di una progressiva dismissione.
A mano a mano che gli animali muoiono di vecchiaia, non li si rimpiazzi più e si impedisca che avvenga la riproduzione in cattività. Nel volgere di un paio di decenni gabbie e stalle si svuoteranno. E i circhi chiuderanno i battenti.
Ma almeno sarà stata data la possibilità a chi oggi in un circo ci campa e ci lavora, di trovarsi un’altra occupazione o di collocarsi in pensione. Perché questo è un aspetto che troppo spesso sfugge a chi sbraita all’esterno degli chapiteaux.
Il circo è un’impresa, i circensi sono lavoratori, che non vanno in fabbrica o in ufficio, ma che campano facendo gli inservienti, i domatori, i clown, gli acrobati. Quasi sempre a inveire contro di loro sono gli stessi che agitano le bandiere quando un’azienda chiude e licenzia operai ed impiegati.
Anni fa, in occasione dell’arrivo del suo tendone a Biella, ebbi modo di sottoporre a Moira Orfei le questioni degli animalisti. E lei mi rispose da imprenditrice, non da quella coloratissima star del circo che gente di ogni età ha conosciuto e applaudito. “Saremmo dei pazzi se non volessimo il bene dei nostri animali” disse quella volta “ma lei lo sa che cosa costano una tigre, un elefante, una giraffa? A trattarli male saremmo dei masochisti. Gli animali sono il nostro capitale.
Un’impresa i propri capitali li tutela e fa di tutto affinchè vengano impiegati al meglio”. Difficile non crederle. Ciò naturalmente non esclude episodi di maltrattamenti che, se individuati, è giusto perseguire con severità.
Non si può però dall’oggi al domani chiudere i circhi e trasferire gli animali nei loro habitat (che probabilmente quasi nessuno di loro ha mai visto) o in altre strutture (che sarebbero comunque forme di custodia coatta). Così come è assurdo invocare che i Comuni non concedano le piazze ai circhi. Privando in tal modo del loro futuro tante persone. E gli stessi animali.
Giorgio Pezzana
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