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Lei non sa chi sono io: Giuseppe Arnulfo

I titolari delle vie raccontati da Edoardo Tagliani

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lei non sa chi sono io

Sarà che i biellesi l’economia ce l’hanno nel sangue. O, come le malelingue sussurrano, fanno a gara coi genovesi in fatto di estrema parsimonia. Giuseppe Arnulfo, classe 1798, dopo una laurea in giurisprudenza all’ombra della Mole, divenne “intendente Generale delle Finanze” per il Regno di Sardegna. Negli anni ricoprì una lunga teoria di incarichi pubblici sino a diventare membro del Consiglio Generale dell’Amministrazione del Debito Pubblico negli Stati di terraferma. Prima. Poi promosso a membro del Consiglio Generale dell’Amministrazione del Debito Pubblico. Senza “Terra Ferma”. Insomma, “isole comprese”.

Siccome l’amore per il risparmio va spesso a braccetto con quello per il lavoro, fu anche Vicepresidente della “Società d’incoraggiamento d’arti e mestieri” di Biella. Meraviglie della lingua d’un tempo: incoraggiamento.

Restando in tema di parole arcaiche, chissà se i pochi che ancora oggi si baloccano col sostantivo “causidico” ricordano che nell’800 non era un dispregiativo per azzeccagarbugli, ma un nobile mestiere. Causidico era colui che in tribunale difendeva gli imputati senza citare codici, prerogativa avvocatizia: il causidico “je dava de core”, arringando i presenti con istrionica maestria.

Tutto questo, fu Giuseppe Arnulfo, mancato per “repentino male” il 29 maggio del 1867. E altro. Si abbandoni la vulgata sui nativi di Biella con le parole del Senatore Gabrio Casati, che pochi giorni dopo la morte di Arnulfo, pronunciò in aula: «Nel 1848 fu eletto Deputato, e da quest’istante abbandonato il lucroso esercizio (causidico; ndr), dedicossi alla cosa pubblica (…). Fu per qualche tempo Direttore Generale delle Finanze e dolse assai a chi reggeva in allora il Ministero delle Finanze la risoluzione da lui presa di allontanarsene, rinunciando altresì ad un assegno che venivagli statuito in benemerenza (…). E frattanto non cessava di occuparsi con tutto zelo nelle amministrazioni comunale, provinciale e di molte Opere Pie (…). A suggellare una vita seminata di opere egregie e caritatevoli, legò il suo patrimonio non esiguo agli istituti di carità della città di Biella».

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