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Le parole sono importanti

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Le parole sono importanti, inveiva in un film Nanni Moretti contro chi utilizzava frasi fatte e parole straniere. Oggi la stessa scena potrebbe essere aggiornata con termini, altrettanto degni di un’invettiva. In un’ipotetica classifica, svetterebbe “quant’altro” che come il grigio si usa su tutto, incalzato da un insidioso “al netto di” che fa sorgere il dubbio di non avere tolto la tara, non cede “attimino” in attesa che il sistema internazionale delle misure quantifichi la sua durata. Una menzione va a “tanta roba” che si può adattare indistintamente all’apprezzamento per un’opera d’arte o una pietanza; anche “pazzesco” ha i suoi estimatori per l’adattabilità a tutte le circostanze.
Ci sono poi i perentori “assolutamente no”, gli alternativi “anche no”, i possibilisti “ci sta” o i dubbiosi “ni”. Per ora sono confinati nei piani bassi della classifica “nella misura in cui” e “al limite”. Ancora in uso, ma in leggera flessione, “una cifra” e “oggi come oggi” o “oggigiorno”, come se esistesse un “domani come domani” o “ieri come ieri”. La lingua è viva e in mutamento, ma la comunicazione veloce enfatizza frasi ad effetto e ci trae in inganno. E gli strafalcioni sono in agguato: i più sensibili “sodomizzano” e non “somatizzano”, generando pericolosi fraintendimenti.

I più ambigui lavoratori diventano “operati” e non più “oberati”; i devoti prediligono ”santuariamente” a ”saltuariamente”, arrivando anche a trascorrere giornate “mistiche”. I più tirchi optano per i servizi ”aggratis”, giustificandosi subito dopo che stavano scherzando. Anche i “ma però” e i “ma bensì” e i “poi dopo” non accennano a diminuire. Non si può dimenticare anche chi rimanda tutto alle “candele greche”. Troppi ignorano i congiuntivi o utilizzano il pronome ”gli” riferito al genere femminile, quasi a ricordarci la lunga strada che dobbiamo percorrere per raggiungere la parità tra i sessi. Finiamo in bellezza con chi ammira una mostra al “chiosco” di San Sebastiano o chi organizza un’ ”apericena” a base di ”salciccia” e chi non è ”daccordo”, si dovrà ”pultroppo” adattare.

Salvaguardare il patrimonio linguistico permette di rendere il nostro pensiero più chiaro e meno soggetto a manipolazioni e fraintendimenti.
E se a questo rischio aggiungiamo un po’ di goliardia, Biella continuerà a godere di una fama che non avrebbe mai meritato.

Vittorio Barazzotto

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