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Le aziende biellesi per ora producono solo mascherine per uso civile e non sanitario

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La aziende biellesi per il momento producono solo mascherine di protezione di primo livello per uso civile non per uso sanitario.

 

L’Europa e l’Italia da anni hanno abbandonato la produzione di mascherine perdendo le conoscenze tecniche e gli strumenti di laboratorio per la certificazione.

Il lavoro frenetico di questi giorni è servito a ricostruire le conoscenze, le competenze tecniche e la filiera, a livello locale, con UIB, CNA e Confartigianato, mentre a livello nazionale e regionale si sta ricostruendo, con difficoltà, una rete di laboratori in grado di certificare l’efficienza delle mascherine nel rispetto di quanto indicato nelle norme specifiche.

 

Le Mascherine sono di tre tipi:

1)Mascherina chirurgica (dispositivo medico). Devono avere la marcatura CE riportata sulla confezione o avere l’autorizzazione dell’Istituto Superiore della Sanità. Sono monouso in tessuto non tessuto – quattro strati– esterno filtrante, centrale impermeabile ai liquidi e permeabile all’aria, strato interno a contatto con la pelle ipoallergenico – con barretta intera deformabile stringinaso per conformare perfettamente la mascherina al volto – sistema di fissaggio a legacci o elastici.

Proteggono naso e bocca dalla contaminazione con particelle di diametro medio di 4,5 µ.

Sono destinate a chi opera in contesti contaminati.

 

2) Mascherina con filtro FFP2 o FFP3 con/senza valvola di espirazione (dispositivo di protezione individuale). Devono avere la marcatura CE riportata sulla confezione impressa sul singolo dispositivo o avere l’autorizzazione dell’INAIL. Copre il naso, la bocca e il mento e può avere una o più valvole. Sono utilizzabili per un solo turno di lavoro E’ costituita interamente o prevalentemente da materiale filtrante.

Dotate di elevata efficienza filtrante rispettivamente pari 92% – 98%.

Sono progettati per fornire protezione contro gli aerosol sia solidi sia liquidi.

Considerata la delicata funzione salvavita ai fini della certificazione sono previste numerosi adempimenti.

Quelle dotate di valvola espiratoria sono riservate al personale medico.

 

3)Maschere filtranti per uso civile destinate ai cittadini che possiamo definire di protezione di primo livello. per queste maschere non sono previste le procedure valutative di laboratorio, devono avere una certa capacità filtrante, non devono essere dannose o determinare rischi aggiuntivi per chi l’indossa e devono dichiarare in etichetta che non sono Dispositivi Medici o Dispositivi di Protezione Individuali.

 

Quali sono le caratteristiche tecniche che devono avere le mascherine Chirurgiche e quelle FFP2-FFP3 ai fini dell’immissione nella distribuzione ? a grandi linee oltre ad essere prodotte da aziende devono essere certificate le mascherine sono sottoposte a prove specifiche da laboratori autorizzati per verificare: capacità filtrante, carico biologico, capacità di protezione dagli schizzi pressione differenziale, biocompatibilità, sterilità e una produzione che garantisca un sistema di gestione di qualità. Tutti aspetti tecnici molto complessi e normati.

Per fare un esempio le prove di laboratorio per la capacità filtrante si fanno, sino ad oggi, solo un due laboratori uno in Belgio uno in Germania con un  tempo di attesa di 8 mesi.

Solo queste caratteristiche tecniche permettono di produrre mascherine idonee al fine di impedire la contaminazione da parte dei virus e dei batteri per chi lavora negli ambienti sanitari o in ambienti di lavoro che non garantiscono le distanze minime.

Delle mascherine chirurgiche e di quelle FFp2 e 3, per il solo settore sanitario, secondo la protezione civile ne serviranno 9 milioni/mese; nei prossimi giorni, visto che i pochi paesi produttori dovranno servire alle altre nazioni che si avviano ad avere la stessa epidemia che si è sviluppata in Italia.

Per cui la priorità, nei prossimi giorni, è aiutare le aziende ad avere tutte le autorizzazioni per contribuire a raggiungere tale obiettivo, al fin di aiutare il personale sanitario.

 

Considerato che mascherine per uso civile o di protezione di primo livello come definite dalla Circolare del Ministero della Salute del 18 marzo 2020 devono avere una capacità filtrante e non devono arrecare danno a chi li porta si pensa possibile riuscire a realizzarle con il coinvolgimento di una decina di aziende biellesi utilizzando lo stesso materiale che viene impiegato dalle aziende che producono mascherine certificate.

Queste mascherine non garantiscono la stessa sicurezza garantita da quelle certificate e sono destinate ai cittadini non agli operatori sanitari o lavoratori. Nella etichetta deve essere messa in evidenza che non sono Dispositivi medici o Dispositivi di Protezione individuale e che contribuiscono a ridurre la contaminazione solo se si adottano, con rigore, la distanza ed il lavaggio delle mani.

La distribuzione di queste mascherine comunque si rende necessaria per impedire l’utilizzo di mascherine chirurgiche, indispensabili sia per il personale sanitario e per chi lavora in luoghi dove non è possibile mantenere le distanze utili per prevenire il contagio.

A breve inviteremo le aziende produttrici a formulare queste informazioni in maniera chiare e completa.

Franco Piunti

Presidente di Tessile e Salute

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2 Commenti

1 Commento

  1. Valentina

    15 Aprile 2020 at 10:56

    Buongiorno,
    vorrei chiedervi un chiarimento in merito alle mascherine del c.d. terzo tipo ed in particolare quale sia la normativa di riferimento e le regole per l’immissione in commercio delle stesse

    In altre parole, terminato il periodo emergenziale, potranno continuarsi a produrre e importare tali tipi di mascherine? E se si, quale è la normativa a cui fare riferimento?

    Grazie mille

    • Francesco Arcari

      23 Aprile 2020 at 10:20

      Buongiorno.
      Sto facendo uno studio per un mio cliente che ha avviato la produzione di mascherine in tessuto. La normativa che al momento ho reperito è l’art. 16 del d.l. 18/2020 integrato dalla circolare del Min. Salute del 18 marzo 2020.
      La produzione, a mio avviso e dai primi riscontri normativi, non è vietata e non può considerarsi limitata ad un periodo predefinito. Però consideri che il ministero richiede una assunzione di responsabilità in ordine alla non dannosità del dispositivo: ” si rammenta l’assoluta necessità che i produttori delle mascherine da ultimo citate garantiscano che le stesse non arrechino danni o determinino rischi aggiuntivi per gli utilizzatori secondo la destinazione d’uso prevista dai produttori”. Non è da escludere che prima o poi sia imposto solo l’uso di mascherine certificate, per cui quelle in tessuto diverrebbero, di fatto, inutilizzabili.
      Francesco Arcari – avvocato in Milano

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