Attualità
L’atelier di Cinzia Zaghi festeggia i suoi primi 60 anni
Arte, passione e bellezza
«Ho riassunto con una frase quello che per me rappresenta il mio negozio, ovvero 60 anni di arte, passione e bellezza». Inizia con queste parole l’intervista a Cinzia Zaghi, titolare dell’omonima Atelier in via Vescovado, a raccontare di un’avventura che continua ormai da più di mezzo secolo.
«Fu mio padre Sergio – racconta la donna – ad aprire l’attività nel 1963, allora era al numero 11 – da 17 anni, invece si è spostata al numero 7 sempre, ovviamente, in via Vescovado -. Lui era un artista a tutto tondo anche se amava definirsi principalmente uno scultore. Oltre a scolpire, infatti, sapeva dipingere, era un ebanista e un bravissimo restauratore. Fu lui, ad esempio, ad occuparsi del delicato lavoro di recupero dei candelabri del Serpentieri ancora oggi presenti in Duomo. Io sono cresciuta tra le mura di quel negozio che all’epoca, oltre a vendere mobili, oggettistica, anche di antiquariato, aveva una bottega dove il mio papà faceva le cornici e si occupava appunto di restauro. Insieme a lui c’era anche la mia mamma Isa, insomma era un’attività di famiglia».
Una scelta naturale quella di proseguire sulle orme dei suoi genitori, dunque?
Dopo qualche lavoretto saltuario effettivamente ho iniziato a lavorare in atelier e non ho più smesso. Per dieci anni, poi, ho fatto anche i mercatini una vera scuola, se così si può dire. Penso realmente che un anno di esposizioni equivalga a trenta in un negozio. Ho girato molto, frequentato posti diversi, visto tantissimi oggetti, questo mi ha insegnato tanto: ho imparato a dare il giusto valore alle cose. All’epoca poi mi occupavo anch’io di restauro, quindi acquistavo, sistemavo e rivendevo. Adesso non lo faccio più. Negli ultimi anni mi sono avvicinata molto al design, la mia vera passione, insieme alla pittura, per cui ho studiato e studio ancora. Ogni tanto mi capita di guardare ciò che espongono ora nel mio negozio e pensare: “chissà cosa direbbe mio padre, chissà se approverebbe”. Tutto quello che vendo esprime quello che sono, la mia personalità, le mie passioni. Non potrei mai proporre ad un cliente qualcosa che non mi piace, non ce la farei.
A proposito di clienti, ha notato un cambiamento nel tipo di persone che frequenta la sua atelier in questi anni?
Potrei rispondere che, come il negozio è “familiare” , anche la mia clientela lo è. Se i miei genitori servivano i nonni io servo i nipoti, un ricambio generazionale potremmo dire. Negli ultimi anni poi ho notato anche che sempre più giovani vengono da me. Probabilmente anche grazie agli oggetti e gli arredi di design che espongo. Ho l’esclusiva a Biella della vendite di una famosissima azienda che incontra il gusto di un po’ tutte le fasce di età. Però, come dicevo all’inizio, tutto quello che vendo lo scelgo perchè mi piace, non potrei mai esporre un oggetto che non amo, che non mi rappresenti.
A proposito di ricambi generazionali, qualcuno della sua famiglia seguirà le sue orme?
Per adesso Giulia, mia figlia, mi dà una mano in negozio soprattutto per la parte “tecnologica”, io da quel punto di vista sono negata. Lei però ha studiato psicologia per cui non so cosa vorrà fare in futuro, vedremo. Per adesso sono felice mi aiuti ma, ovviamente, sarà lei che sceglierà quale passione vorrà coltivare.
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