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La storia di Andrea, innamorato del lago delle Piane di Masserano

È un bene pubblico di cui si prende cura, ma che potrebbe diventare un polo turistico di attrattiva nazionale ed europea

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COSSATO – Andrea Cerreia Varale, 37 anni, originario del Mortigliengo, dopo essersi diplomato al Liceo del Cossatese, studia Scienze forestali alla facoltà di Agraria, un percorso scelto anche per la sua particolare passione, che ha fin da quando era bambino, per il lago delle Piane di Masserano.

«Lo frequento da almeno trent’anni – racconta -. È sempre stato il rifugio di famiglia, in cui andavo a pescare con mio padre, ma anche di cui ci prendevamo cura. Tenevamo puliti i sentieri e le sponde. Era un gesto spontaneo che svolgevamo da volontari, di domenica. Ancora oggi è il mio paradiso, il mio rifugio. Quando c’è qualcosa che non va, vado a sedermi sulla barca, respiro e mi sento libero. Purtroppo però, come accade anche a livello nazionale, sono sorti fenomeni di bracconaggio, di pesca di frodo, gesti privi d’amore per l’ambiente, il cui scopo è depredare il lago della fauna, e noi volontari non riuscivamo più a gestire la situazione. Trovavamo sempre più immondizia e si verificavano problemi di ordine pubblico. Ricordo che ci sono stati ragazzi minacciati perché pescavano».

Andrea però non smette di voler bene al “suo” lago e pur – come dice – non avendo una mentalità mistica, crede nel destino.
«Il nostro percorso un po’ lo creiamo e po’ è nel nostro bagaglio – prosegue -. Così, un giorno mi decido a scrivere all’ente che lo gestisce, il Consorzio Baragge, per segnalare la situazione, quando un amico mi dice che è uscito un bando. Subito mi si gela il sangue, temo di perdere il contatto con il lago, invece poi scopro che è per la gestione delle acque in funzione della pesca. In cuor mio ho sentito che avrei potuto partecipare. Non sapevo a cosa andavo incontro. Era un modo per portare avanti la tutela non soltanto da volontario, ma anche con un’organizzazione, ben consapevole che non era un progetto economico. Se avessi pensato a quello, l’iniziativa sarebbe stata un fallimento. Tento, anche soltanto per non ritrovarmi poi con il rimorso di non averci provato, e incredibilmente mi chiamano per dirmi che mi sono aggiudicato il bando. Ho provato smarrimento, la cosa forse era più grande di me. Fra sentimenti di euforia e di paura, comunque sapevo cosa c’era da fare per il bene del lago. Volevo, e voglio, controllarlo per tutelarlo. Come ho detto, è il mio paradiso».

Andrea porta avanti la gestione in concessione – di un bene pubblico – da sei anni. «Comporta anche delle difficoltà, affronto problemi e accanimenti per un progetto che non è da spiegare, ma da vivere. Ci sono conflitti fra normative regionali, nazionali e provinciali, ma gli enti coinvolti si mostrano collaborativi. Ci sono poi ragazzi, volontari già da prima, che mi aiutano. Con entusiasmo abbiamo creato trentotto piazzole per i pescatori e promosso giornate ecologiche, in cui abbiamo raccolto montagne di immondizia. Il luogo oggi è accogliente, con un’area picnic. Si è creata una rete con le associazioni e con i Comuni. Esiste un bel progetto avviato con l’amministrazione di Casapinta per la revisione dei sentieri. Si sono svolti incontri produttivi con i pescatori per allargare il progetto, perché potremmo far diventare il lago un indotto per tante famiglie e attività del territorio. Mi rendo conto che è difficile mettere tutti d’accordo, sto facendo del mio meglio. Sono contento di aver fatto ricredere alcuni scettici, che sono venuti a complimentarsi. Non intendo impormi, ma soltanto tutelare e valorizzare le particolarità del lago, che vanta lucci, carpe, tinche e black bass, ai quali si agganciano tecniche di pesca interessanti a livello nazionale, come il carp fishing e lo spinning da riva, e la pratica del belly boat, accessorio di aiuto al galleggiamento. Il lago può diventare un polo turistico di attrattiva nazionale e oltre, già adesso arrivano famiglie da tutta Italia e dai paesi europei. Per fare programmazione però, serve tempo. La concessione invece potrebbe scadere fra due anni».

Anna Arietti

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