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La stagione dei montoni

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BIELLA -Sono stati giorni di pioggia, intensa a tratti, sempre in agguato per bagnarci la biancheria che ci eravamo affrettati a stendere in quella mezz’ora di sole. Non è una novità, si sa che il Biellese ha l’ombrello nel Dna. Come non bastasse questo slalom tra rovesci improvvisi, praticando svogliatamente la stampa locale ho avuto un sussulto: è tornata la stagione dei montoni. Un’estate boreale che pure gli indiani, già fradici di monsoni, potrebbero invidiarci.

Durante il mio svogliato sfogliare, in una fotografia in bella vista tra le pagine di cronaca bianca spiccava senza pudore, e anche con una discreta faccia tosta, un montone dorato. Chi ha buona memoria ricorderà, con un brivido, il tempo dei montoni dorati che ossessionavano il territorio con la loro ingombrante presenza. Un gregge dorato stette lì per mesi a fare girotondo su ogni rotonda possibile – perché era anche la stagione delle rotonde compulsive non più solo sul mare – autostrade comprese, le isole non so.

Era il 2005 e quello avrebbe dovuto essere il prodromo dell’evento di tutti i tempi, quello che avrebbe portato Biella e il suo museo a brucare sui pascoli internazionali delle mostre-monster, con la mostra titolata “Sul filo della lana”. Il comunicato stampa dell’epoca ne faceva apologia definendolo un evento “polisemico”, addirittura “rivoluzionario”. Curato da un personaggio da nicchia televisiva, che in piena estate ti saltava addosso, con sciarpa e cappotto e denti gialli, dagli enormi manifesti promozionali disseminati in ogni dove lungo le strade più trafficate.

Si sa che il marketing fa quel che può, per dare un senso alla sua esistenza, ma il dubbio che fosse un poco fuori scala c’era. E non lo dico per fare il biellese-tipo fuori tempo massimo, che si lamenta d’ogni cosa che invidia. Sto storicizzando, com’è di moda dire, anche se mi viene un po’ da ridere. E, a proposito di risate, a quel tempo – continuo storicizzando – anche Beppe Grillo faceva ridere davvero. Fece ridere pure la nostra città con un tutto esaurito al Palasport, poco prima dell’inaugurazione di quella mostra.

Siccome era aduso introdurre i suoi spettacoli satireggiando sulla cronaca locale, lo fece anche quella volta. Ecco come si divertì a farlo, secondo la cronaca di un giornale locale: «Come va con il tessile? In crisi dite? A Ideabiella hanno i dati di un’indagine: quelli relativi a fatturato, export, quantità e valore dei tessuti evidenziano indici di segno, seppur contenuto, positivo. Allora non ve la passate così male! Ah, nel frattempo ci sono 27 aziende in cassa integrazione e 5.600 persone hanno perso il lavoro, ma questo non ce lo dicono. Anzi, ne ho letta una buona: un manager, ha proposto di investire tre milioni di euro sul montone Gildo (un pupazzo di sette metri per 24) per rilanciare il marchio della lana».

Lo so che non ci fa ridere, questa cosa. Difatti, sempre secondo l’estensore della cronaca dello spettacolo, è seguito “un effettivo ed evidente imbarazzo dei biellesi presenti in sala, quasi la totalità dei 3.500 paganti”. Era la stagione dei montoni. E quello è stato il canto del cigno degli eventi museali di rilievo, costato 4.800.000 euro al netto d’Iva e con una perdita d’esercizio dichiarata di 160.000 euro. Certo, ci stavano esposti pure il cappotto del Duca di Windsor, il cappotto di Winston Churchill, di J.F. Kennedy, di Gianni Agnelli e di Michail Gorbaciov e il poncho di Garibaldi. Ma forse, visto il clima, anche un impermeabile avrebbe avuto il suo perché.

Ora, per tornare a parlare del presente e, se possibile, del futuro, c’è da dire che il cucciolo di montone dorato è apparso in un contesto interessante, sulla carta: il fatto che a Biella avrà sede una fondazione dal respiro internazionale e che si occuperà di progetti di innovazione sostenibile. Tutto ciò che porta a ragionare sul futuro e comprenda scambi culturali tra persone d’ogni dove è quello di cui abbiamo un disperato bisogno. Speriamo solo che le azioni di marketing relative al progetto non siano ancora una volta fuori scala: il montone non porta bene.
Lele Ghisio

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