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La fabbrica che chiude all’improvviso e lascia a casa 152 lavoratori

 I dipendenti a quel che si apprende non hanno saputo nulla fino alle 16 quando, con una nota asettica, è arrivata la doccia fredda.

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La fabbrica Gianetti Ruote di Ceriano Laghetto, in provincia di Monza e Brianza, ha annunciato la chiusura dello stabilimento aprendo una procedura di licenziamento collettivo per 152 persone. Alla fine del turno, ieri pomeriggio, l’azienda ha comunicato lo stop con una mail: i lavoratori sarebbero stati messi in ferie per poi andare in permesso retribuito fino alla chiusura definitiva dello stabilimento. I dipendenti a quel che si apprende non hanno saputo nulla fino alle 16 quando, con una nota asettica, è arrivata la doccia fredda. la Gianetti Ruote è stata fondata a Saronno nel 1880, poi la produzione si era trasferita nel nuovo stabilimento in territorio della confinante Ceriano.

Chiude la Gianetti Ruote di Ceriano Laghetto

Un comunicato asettico di poche righe della direzione aziendale annuncia che “con effetto dalla data odierna lo stabilimento di Ceriano Laghetto rimarrà chiuso. Con lettera di pari data della presente è stato dato avvio alla procedura di licenziamento collettivo ex artt. 4 e 24 della Legge 223/1991, art. 1 D.Lgs. 26.5.1997 n. 151 e D.Lgs n. 23/2015. I lavoratori addetti allo stabilimento di Ceriano Laghetto, sino al termine della procedura, saranno posti in ferie (sino al loro integrale esaurimento) e successivamente saranno in permesso retribuito con espresso esonero dal rendere la prestazione lavorativa”.

Secondo Pietro Occhiuto, Segretario Generale della Fiom Cgil Brianza, “siamo alla barbarie, difenderemo i posti di lavoro. Niente – dice – lasciava presagire un epilogo di questa natura”. Da oggi, annuncia, “saremo in assemblea permanente, presidieremo i cancelli e difenderemo i posti lavoro”. Ciò che stupisce il sindacato è che la Gianetti, associata a Confindustria, “se ne freghi di quanto sottoscritto tra Governo e parti sociali ed annunci la chiusura dello stabilimento ed il licenziamento delle persone senza neanche far ricorso agli ammortizzatori sociali”.

Doccia fredda

Nessuno si aspettava un esito del genere. Un anno fa si era cominciato a parlare di “rischio tagli” sui giornali locali, i rapporti tra l’azienda e i sindacati si erano incrinati. Le sigle sindacali avevano denunciato quella che a loro parere era l’assenza di un piano di rilancio credibile. A gennaio poi il licenziamento di tre sindacalisti, provvedimento però rapidamente ritirato. Oggi la svolta, la peggiore immaginabile.

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