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La burocrazia biellese è tra quelle virtuose o meno dannose

La classifica nazionale della Cgia ci vede al 27° posto su 107 province, in miglioramento rispetto al 2014

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la burocrazia biellese

La burocrazia biellese è tra quelle virtuose o meno dannose. Senza lode ma anche senza infamia. Anzi.

Secondo le analisi del centro studi della Cgia di Mestre per quanto riguarda il rapporto con le imprese del territorio si colloca al 27^ posto tra le 107 province italiane. Non solo. Negli ultimi dieci anni ha guadagnato 14 posizione (nel 2014 era al 41° posto).

La burocrazia biellese è tra quelle virtuose o meno dannose

L’Institutional Quality Index (IQI) è un indice che misura la qualità delle istituzioni pubbliche presenti in tutte le realtà territoriali italiane. Lo stesso è stato concepito nel 2014 dall’Università degli Studi di Napoli Federico II. Questo misuratore assume un valore che va da 0 a 1. Fa riferimento a dati oggettivi e considera servizi, attività economica, giustizia, corruzione, livello culturale e partecipazione alla vita pubblica.

Recentemente è stato aggiornato, il risultato che emerge dall’applicazione di questo parametro ci consegna un Paese spaccato a metà. Se i livelli di eccellenza più elevati della nostra PA a livello territoriale si concentrano prevalentemente al Nord, quelli più modesti, invece, si trovano al Sud.

La realtà territoriale più virtuosa d’Italia è Trento, con indice IQI 2019 pari a 1. Rispetto a 10 anni prima la provincia trentina ha recuperato due posizioni a livello nazionale. Seguono al secondo posto Trieste e al terzo Treviso. Appena fuori dal podio scorgiamo Gorizia, Firenze, Venezia, Pordenone, Mantova, Vicenza e Parma. Insomma, nei primi dieci posti, ben otto province appartengono alla macro area del Nordest. In coda, infine, notiamo Catania, Trapani, Caltanissetta, Crotone e Vibo Valentia che, purtroppo, occupa l’ultima posizione.

Il costo delle inefficienze: ben 80 miliardi

Carte, timbri, moduli da compilare e attese agli sportelli: un calvario per i cittadini e un vero e proprio incubo per gli imprenditori. Nell’offerta dei servizi pubblici digitali, la nostra Pubblica Amministrazione è tra le peggiori d’Europa. I tempi medi per il rilascio dei permessi e delle autorizzazioni sono tra i più elevati.

Questi disservizi, purtroppo, hanno una ricaduta economica elevata. Elaborando alcuni dati pubblicati dall’Ocse, per le Pmi il costo annuo ascrivibile all’espletamento delle procedure amministrative è di 80 miliardi di euro. Praticamente, annota la Cgia, autrice dell’analisi, “una tassa nascosta da far tremare i polsi”. Per tanti cittadini, invece, quando ci si deve interfacciare con la macchina pubblica “spesso si scivola in un profondo stato di angoscia”.
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