Attualità
La Birra Menabrea diventerà anche analcolica
L’ad Thedy: «Dobbiamo adeguarci ai nuovi gusti dei consumatori»
La Birra Menabrea presto punterà anche sul mercato delle birre analcoliche.
L’ha spiegato l’amministratore delegato dell’azienda Franco Thedy: «Stiamo pensando al futuro. Il consumatore dopo l’emergenza “Covid” è cambiato sia in Italia sia nel mondo. Ci sono una serie di nuove tendenze che portano ad un maggiore consumo di prodotti analcolici. Da una ricerca di mercato effettuata dai birrai inglesi, è emerso che 9 pub su 10 vendono sistematicamente ai propri clienti delle bibite di tipo analcolico. Un dato molto importante e interessante di cui tenere conto».
Il manager biellese ha inoltre dichiarato: «La birra analcolica quindi per noi rappresenterebbe un’opportunità per il futuro sulla quale lavorare e investire. Se ci sono infatti persone che non possono o non vogliono consumare alcol, ma a cui piace bere una birra analcolica di qualità, con tutte le caratteristiche di una bevanda ricca di sali minerali, poche calorie e molto dissetante, non possiamo non tenere in considerazioni questi fattori. Dobbiamo quindi prendere in considerazione, nelle nostre diverse produzioni, per i nostri clienti e per il mercato, questi nuovi orizzonti commerciali».
La storica azienda, con sede produttiva in via Ramella Germanin, dal fatturato in crescita e in pieno recupero dei livelli pre-pandemia, stimato intorno ai 40 milioni di euro per il 2023, è impegnata in queste settimane in una importante campagna di promozione nel Regno Unito. Menabrea sta lavorando con il sodalizio “C&C Group”, portando avanti una serie di iniziative, tra affissioni e inserzioni pubblicitarie sui media, curate dall’artista Paul Blow.
Thedy ha così commentato l’operazione in corso: «Esportiamo i nostri prodotti in 40 Paesi, nel mondo. Nel Regno Unito abbiamo importanti partner di riferimento, tra cui la “Birreria Tennents”, che vanta un importante impianto a Glasgow. Prossimamente rinnoveremo il contratto di collaborazione con l’impegno reciproco di sviluppare ancora di più la presenza sul mercato britannico nel nostro marchio. Oggi la realtà inglese è quella che rappresenta il nostro maggior riferimento per l’estero. Attualmente esportiamo il 25 per cento dei nostri prodotti, puntiamo però a raddoppiare il volume d’affari, visto che le dinamiche del mercato italiano si sono stabilizzate».
L’amministratore delegato guarda quindi al futuro: «La penuria di materie prime, ad eccezione di quelle energetiche, ora è rientrata, ha imposto costi che ancora oggi sono ben lontani da quelli di un anno fa. I contratti in corso sono quelli sottoscritti nel 2022, con un 40 per cento in più sul vetro. Tuttavia, guardiamo al futuro con ottimismo, puntando sull’innovazione e sulla qualità».
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Ardmando
30 Luglio 2023 at 9:20
hahahahah che tremenda idiozia. “adattarsi ai nuovi gusti dei consumatori”. Ma quali consumatori bevono birra analcolica? I bambini? E’ esattamente quello che accade alle industrie alimentari che producono alimenti per vegani: seguire una ridicola moda unicamente per qualche euro di profitto in più, rovinando completamente l’immagine di serietà dell’azienda, saltando sul carrozzone di quelli che inseguono disperatamente le ridicole mode di pochissimi disadattati.
La birra analcolica è un abominio, così come qualsiasi altro prodotto alcolico privato della sua costituente essenziale (vedi il gin analcolico). I marchi prestigiosi non si prestano a queste idiozie, chi produce birra, quella VERA, non si presta ai giochetti delle mode.
Mi auguro che il mercato punisca questa scelta senza senso, per quanto mi riguarda eviterò qualsiasi prodotto alcolico o no, di una azienda “modaiola”: ci sono tanti altri produttori di birra in Italia, che non si piegano alle mode degli idioti.