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La biellese Chiara Birsa in una foto ufficiale di Springsteen
Mano nella mano con il Boss cantando The promised land
La biellese Chiara Birsa in una foto ufficiale di Springsteen.
La biellese Chiara Birsa in una foto ufficiale di Springsteen
Sembra una connessione magica, che trasmette emozioni, sensazioni, pensieri, gioia e persino principi, stili di vita. Tra un mito della musica, Bruce Springsteen, e una giovane donna, Chiara Birsa. Lui proveniente da Freehold, un piccolo centro nell’entroterra del New Jersey, e lei dal Biellese, Muzzano. Quella connessione, fatta di due braccia che si uniscono attraverso le mani che si stringono, è diventata una delle immagini simbolo del concerto del Boss, “celebrato” il 30 giugno a San Siro, una delle foto ufficiali scattate da Pam Springsteen, sorella di Bruce.
Chiara non dimenticherà sicuramente mai quel momento, inatteso ed elettrizzante. Non banale. «Stava cantando “The promised land” e io la cantavo con lui e tutti gli altri. Ero sulle spalle del mio compagno, Carlo Alberto Silicani, e Springsteen ha teso la mano verso la mia e la stringeva mentre continuava a cantare, non la lasciava. Sono stati attimi di emozione pura, da brividi».
Impossibile per Chiara descrivere un momento del genere, soprattutto evitando il rischio di banalizzarlo.
Per lei il Boss, le sue canzoni, la sua figura pubblica ma anche privata, sono un punto di riferimento, non di un’icona da imitare, ma di una fonte di esempi con cui confrontarsi e riflettere. Un po’ quello che succedeva negli anni Sessanta con Bob Dylan, tanto per citare un nome molto vicino a Springsteen.
«Lui è una persona autentica, che in tutti questi anni, nella sua lunga carriera, è rimasto sempre profondamente e sinceramente umile, portatore di valori profondi che io condivido. E poi sa regalare emozioni che arrivano in profondità: ogni volta che lo sento cantare “Blood brothers” (fratelli di sangue, ndr) non riesco a trattenere le lacrime. Sono stata anche di recente ad altri concerti di artisti bravissimi; ad esempio Zucchero: è bravissimo, i suoi concerti sono bellissimi, ma certe sensazioni a me le dà solo Springsteen».
Talmente intense che Chiara non si era nemmeno accorta di essere stata ripresa con quella foto, subito diffusa dal megaschermo installato a San Siro. Sono stati poi altri amici presenti al concerto a dirglielo, facendo in modo che potesse recuperare l’immagine come ricordo. Soltanto l’altro giorno l’ha ritrovata sul sito ufficiale.
Certo tutto questo può accadere solo se sei tra le prime file, dove hai persino la speranza di cantare con lui mentre ti tiene la mano. E arrivarci non è certamente facile. Esiste una sorta di complicato sistema “fedeltà” gestito dal club degli appassionati del Boss.
Niente di simile – meglio precisarlo subito – ai club delle tifoserie calcistiche ma un’organizzazione che tiene conto dei “bonus” che si guadagnano restando connessi e attivi e che garantiscono un accesso “privilegiato” quando si arriva fuori dai cancelli con un proprio numero. Un po’ come un normale elimina code, spiegazione che farà sicuramente inorridire chi l’ha studiata, chi la gestisce e chi la usa.
Il sistema comunque ha consentito al gruppetto guidato da Chiara, arrivato ai cancelli a mezzogiorno, di entrare praticamente all’apertura delle 17. E il caldo del 30 agosto ha trasformato l’attesa in una vera prova d’amore per Springsteen.
«Lo seguo da quando avevo 14 anni e da allora sono stata a sette dei suoi concerti, anche lontano dall’Italia» conclude Chiara Birsa. Che non è certo una fanatica ma che sa vivere liberamente e intensamente queste emozioni. E di sicuro, dopo quest’ultima, sarà puntuale al suo ottavo appuntamento con il Boss.
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