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In un anno 300 artigiani biellesi hanno chiuso l’attività

Il numero totale è sceso da 5.419 a 5.119. La perdita in percentuale è superiore alla media nazionale

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in un anno 300 artigiani biellesi

In un anno 300 artigiani biellesi hanno chiuso l’attività. Negli ultimi dieci anni il numero degli artigiani presenti nel nostro Paese ha subito un crollo verticale di quasi 400mila unità.

Se nel 2014 ne contavamo 1,77 milioni, l’anno scorso la platea è scesa a 1,37 milioni (-22 per cento). In due lustri quasi un artigiano su quattro ha gettato la spugna. Anche nell’ultimo anno la contrazione è stata importante: tra il 2024 e il 2023 il numero è sceso di 72mila unità (-5 per cento).

In un anno 300 artigiani biellesi hanno chiuso l’attività

Dal 2023 al 2024 tutte le 107 province italiane hanno registrato un calo, senza alcuna eccezione. Quella che ha subito la contrazione più importante del numero di artigiani è stata Ancona con il -9,4 per cento (in valore assoluto pari a -1.254 persone). Seguono Ravenna e Ascoli Piceno entrambe con il -7,9 per cento. Se la provincia romagnola ha subito una riduzione di 952 artigiani, quella marchigiana di 535. Le diminuzioni più contenute, invece, hanno interessato quasi esclusivamente le province del Mezzogiorno. Le meno colpite sono state Crotone e Ragusa ambedue con il -2,7 per cento.

Anche Biella, purtroppo, non ha fatto eccezione. Secondo i dati pubblicati dall’Ufficio Studi della CGIA di Mestre, tra il 2023 il 2024 esattamente 300 artigiani hanno gettato definitivamente la spugna scendendo da 5.419 a 5.119. In percentuale la perdita è stata del 5,5 per cento che per la nostra provincia significa il 20esimo posto nella classifica delle 107 province italiane. Il dato biellese è superiore di mezzo punto a quello nazionale: la diminuzione da 1.448.939 1.376.982, dunque -71.957, equivale al 5,0 per cento netto.

Le cause delle chiusure

L’invecchiamento progressivo della popolazione artigiana, provocato in particolar modo anche da un insufficiente ricambio generazionale. La feroce concorrenza esercitata nei decenni scorsi dalla grande distribuzione e in questi ultimi anni in particolare dal commercio elettronico. Il peso della burocrazia. Il boom del costo degli affitti e delle tasse nazionali/locali. Questi i motivi che hanno costretto molti artigiani ad alzare bandiera bianca.

Una parte della “responsabilità”, comunque, è ascrivibile anche ai consumatori. Che in questi ultimi tempi hanno cambiato radicalmente il modo di fare gli acquisti. Sposando la cultura dell’usa e getta e preferendo il prodotto fatto in serie e consegnato a domicilio. La calzatura, il vestito o il mobile fatto su misura sono ormai un vecchio ricordo. Il prodotto realizzato a mano è stato scalzato dall’acquisto scelto sul catalogo on-line o preso dallo scaffale di un grande magazzino.

Più avvocati che idraulici

Negli ultimi decenni tante professioni ad alta intensità manuale hanno subito una svalutazione culturale. Il processo ha allontanato molti ragazzi dal mondo dell’artigianato. Il tratto del profondo cambiamento è riscontrabile dal risultato che emerge dalla comparazione tra il numero di avvocati e di idraulici presenti nel Paese. Se i primi sono poco più di 233mila unità, si stima che i secondi siano “solo” 165mila.

E’ evidente che la mancanza di tante figure professionali di natura tecnica siano imputabili a tante criticità. Lo scarso interesse che molti giovani hanno nei confronti del lavoro manuale. La mancata programmazione formativa verificatasi in tante regioni del nostro Paese. E l’incapacità di migliorare/elevare la qualità dell’orientamento scolastico, che purtroppo è rimasto ancorato a vecchie logiche novecentesche.

Ovvero, chi al termine delle scuole medie inferiori ha dimostrato buone capacità di apprendimento è “consigliato” dal corpo docente a iscriversi a un liceo. Chi, invece, fatica a stare sui libri viene “invitato” a intraprendere un percorso di natura tecnica o, meglio ancora, professionale. Creando, di fatto, studenti di serie a, di serie b e, in molti casi, anche di serie c.
LEGGI ANCHE: Artigiani, a settembre arrivano 90 euro

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5 Commenti

1 Commento

  1. Bruno

    28 Agosto 2025 at 17:15

    è un peccato che il lavoro artigianale sta scomparendo le attività creative sono interessanti ma col ministro all istruzione stiamo creando studenti di serie c s scuola è allo sfascio

    • Marta

      29 Agosto 2025 at 7:59

      Il declino della scuola è iniziato almeno 20 anni fa. In Italia si continua a dare importanza ai licei invece di preferire le scuole tecniche. La differenza è che le prime formano chi un domani farà uno dei tanti lavori per i quali non c’è più domanda e le seconde formano chi ha voglia di lavorare. Il problema è il MINISTERO dell’istruzione, non il Ministro. 20 anni fa le cose erano già così.

  2. Arnoldo

    29 Agosto 2025 at 10:50

    il ministro all istruzione è meglio che vada a mungere le mucche di scuola non capisce niente di niente con le sue leggi manda l istruzione allo sfascio predilige quella privata

    • Marco

      29 Agosto 2025 at 15:44

      Che colossale marea di cazzate che hai scritto.

  3. Felice L 'Erario

    31 Agosto 2025 at 6:41

    Dobbiamo dare la possibilità di lavorare ai 14 enni, subito dopo aver finito la licenza media … Vedrete come inizia a cambiare.
    P.S. Rimettere la leva obbligatoria per 6 mesi perché partivano ragazzi e tornavano UOMINI…

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