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In piena emergenza alle 23.22 di domenica è nata Diletta
In piena emergenza alle 23.22 di domenica è nata Diletta
La cronaca di questi drammatici giorni non è fatta solamente di cattive notizie. Così Paolo e Giada annunciano la nascita della loro seconda figlia, Diletta, nata alle 23.22 di domenica presso l’ospedale di Biella. Un momento intimo che diventa pubblico quale segno universale di speranza e fiducia in un periodo dominato dai tanti lutti provocati dall’epidemia del coronavirus.
Paolo Testa, 31 anni, e la moglie Giada Rizzo di 29 risiedono ad Alice Castello. Lui è impiegato presso una multinazionale, lei è la titolare dell’agriturismo “Il Ciliegio”. Nove mesi fa, all’atto del concepimento, ovviamente nessuno dei due poteva immaginare di dover dare alla luce il loro secondo figlio in un momento così tanto delicato.
«Rispetto a una situazione normale – afferma il papà – c’era una certa e naturale preoccupazione ma grazie alla professionalità del personale dell’ospedale di Biella tutto è andato nel migliore dei modi».
«Domenica sera alle 21.30 – continua la testimonianza – ci siamo recati al pronto soccorso, com’è ormai obbligo per tutte le persone che accedono all’ospedale, poi il successivo ricovero presso il reparto di ostetricia e ginecologia e appena due ore più tardi il lieto evento. Tutto è andato nel migliore dei modi, senza alcun problema. Ancor più in un periodo così delicato, è doveroso un ringraziamento a tutto il personale medico e infermieristico dell’ospedale. Grazie di cuore per tutto quello che state facendo».
Poi la decisione di “pubblicizzare” l’evento. «Così come era accaduto per il nostro primo figlio Diego, in condizioni normali non avremmo fatto alcuna pubblicità, dopotutto si tratta di un evento strettamente famigliare. Ma proprio perchè viviamo in un periodo segnato da continui lutti abbiamo pensato di dare un piccolo segnale di speranza. Diletta, una splendida bambina di 3,760 chilogrammi, è il segno che la vita continua, e che alla fine riusciremo a superare anche questo bruttissimo momento, come abbiamo sempre fatto».
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