Attualità
In Italia la maggioranza è per il partito dell’astensionismo
La nuova versione de “Il Dardo”, la rubrica di Guido Dellarovere
Verificando l’affluenza alle elezioni, da anni appare evidente la sempre minor voglia del popolo di andare a votare. Una disaffezione alla politica e lo dimostra il fatto che, a cavallo dello scorso secolo, il 90% degli aventi diritto si recava alle urne. Oggi sembra quasi un successo quando si supera il 50%.
In tanti abbiamo fatto considerazioni sul perché il cittadino abbia perso interesse nei confronti della politica, o meglio,di chi fa politica. Forse ha capito che c’è chi lo fa per passione e chi, spesso, di politica ci campa e basta. Che poi è che la banale evidenza delle categorie in cui, generalizzando, i politici si suddividono. I primi sono coloro che, grazie a capacità e idee, hanno raccolto consensi e portato nelle sedi opportune le proprie istanze, e grazie al consenso siedono sugli scranni di comando.
Gli altri sono i più bravi nell’attrarre la simpatia dei superiori. Quando il vento non soffia a favore del partito di cui fanno parte e vengono trombati, grazie a conoscenze e “amicizie”, si ritrovano comunque la poltroncina per portare a casa un lauto stipendio nelle retrovie degli enti. Ne abbiamo un bell’esempio in questi giorni, dove in Regione abbiamo assistito a una sorta di ufficio di collocamento per tutti quelli che a giugno hanno perso le elezioni.
Un “sistema” ormai consolidato in quasi tutti i partiti, che crea e ha creato sfiducia e malcontento nell’elettore che, nuovamente, percepisce come il proprio voto, alla fine, conti proprio poco. Troppe persone escono dalla porta principale delle elezioni per rientrarci poco dopo dalla finestra.
Innumerevoli e validissime motivazioni legate all’esperienza, alla capacità vengono utilizzate per spiegare le scelte. Ma resta il fatto che alla gente questo meccanismo, questa gestione non piace, non è assolutamente gradita a chi si guadagna la pagnotta lavorando e vede invece che chi in qualche modo è salito sul carrozzone, magari da tempo senza aver lasciato nulla in eredità al territorio, anche quando non ha più il consenso ci rimane sopra. Sarebbe una scelta di trasparenza e di correttezza lasciare a casa chi perde le elezioni al posto di trovargli subito nuovi incarichi ben retribuiti che spesso sembrano cuciti addosso.
Il mio pensiero è probabilmente utopia, fantascienza. Resta il fatto che il sistema oggi non piace e probabilmente è uno dei motivi del disinteresse nei confronti della politica in generale.
Se è vero che in Italia, dopo ogni elezione, leggendo i giornali e ascoltando le dichiarazioni dei leader, sembra sempre che tutti abbiano vinto e questo per certi versi ha quel non so che di grottesco. E’ altrettanto vero che oggi il partito che ha la maggioranza relativa in assoluto, senza possibilità di smentita, è quello dell’astensionismo: un mare di cittadini che non vota e che rappresenta più del 40% dell’elettorato. A questo bisognerebbe pensare, sempre che a chi governa interessi davvero porvi rimedio.
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