Attualità
Il prof Alfredo Barausse, storico insegnante di Educazione fisica, si racconta
“Ai miei studenti auguro di fare un lavoro che amano”
Alfredo Barausse, classe 1962, è stato docente di Educazione fisica al Liceo del Cossatese e consigliere comunale a Cossato per tre mandati, dal 1995 al 2009.
Alfredo Barausse, lo storico prof biellese si racconta
«Penso di essere stato fra i primi tre obiettori di coscienza a prestare servizio civile in Comune dal 1985 al 1987 – dice -. Mi ero occupato di iniziative per i giovani, con l’assessore Giuseppe Paschetto, come i giochi “Grand prix”, a cui si erano iscritti diversi ragazzi. Ho iniziato a insegnare nel 1984, completato l’Isef, con una prima supplenza, inizialmente alla Leonardo da Vinci, poi nel Biellese e nel Vercellese, infine alle Superiori, al Liceo di Vallemosso, in cui ho vissuto una bella esperienza: scuola piccola, insegnanti giovani e motivati. Abbiamo tutti un ricordo importante della figura di Franco Rigola. Sono poi stato all’Alberghiero e al “Bona” di Biella. Gli ultimi dieci anni li ho trascorsi al Liceo della Picchetta. Per me però, non è importante dove sono stato, ma come sono stato».
LEGGI ANCHE: Vincenzo Schettini, il prof. di fisica più noto d’Italia, in scena all’Odeon
“Sono stato fortunato: ho fatto il lavoro che volevo e che mi piaceva fino all’ultimo giorno”
«Innanzitutto sono stato fortunato, perché ho fatto il lavoro che volevo, che mi è piaciuto fino all’ultimo giorno. Durante l’ultimo anno ho fatto ancora cose nuove. È stato uno splendido cammino che porto con me. Tanti ex allievi sono diventati amici, poi per qualcuno sarò stato su un callo, forse avrei potuto fare meglio, ma non sono mai stato indifferente. Ai ragazzi ho sempre detto che avrei rotto loro le scatole fino alla morte affinché facessero cose, ma se non ce l’avessero fatta, non valevano certo di meno. Volevo che almeno ci provassero, come quando dovevano completare il quadro svedese. Un anno, in palestra, avevamo realizzato un progetto con il collega di Arte, un murales, in cui si leggeva che “Il limite è nella mente”. Ero fiero e felice. Alla serata conclusiva aveva partecipato anche un ex alunno, malato di sclerosi, che aveva corso la maratona di New York. Durante il covid, avevamo realizzato un altro progetto: “Ci metto la faccia”, intervistando atleti e persone che avevano fatto qualcosa di particolare. Avevamo lavorato sulla motivazione e alla fine il messaggio era: “Tu puoi”, da cui è nato “La differenza”, che ognuno di noi fa. Noi insegnanti tendiamo a dire che “non hai studiato”, dimenticando che nella vita si fiorisce e si sfiorisce. La vita è un dono. La mia materia un tempo era quella dello sfogo, oggi invece diventa molto di più, non è soltanto attività fisica».
“I ragazzi devono avere sogni”
Nelle diapositive preparate dal prof per i suoi ragazzi si legge: “Tu non sei il voto con cui esci alla maturità, non sei nemmeno l’idea che si sono fatti di te i tuoi insegnanti. Tu sei molto di più. Sei la differenza. Sei il seme di un mondo onesto, sei il rispetto che dai agli altri e che chiedi per te stesso. Sei il sogno di una società, in cui qualche volta fatichiamo a credere. Tu puoi scegliere. Sei una sfida accettata o una sconfitta, senza averci nemmeno provato (…). Tu sei la differenza. Sei il tuo limite, o il coraggio di sfidarlo (…). Sei poesia, emozioni, sogni, canzoni, paure e risate. Sei vita. Non credere a chi ti dice: ‘Tanto non cambia niente’. Non essere il loro fallimento. Tu sei la differenza”.
«Insegnare è stata una passione – dice ancora -. Un ex allievo mi aveva regalato “Capolavori” di Mauro Berruto, un bel libro, mi aveva ispirato a iniziare le lezioni leggendo piccole perle di saggezza. Ho poi capito che i ragazzi non avevano sogni. Avevo allora dato l’incarico di scriverli su un foglio, bigliettini che avevamo mescolato ed esposto, con l’autorizzazione del preside, su un arcobaleno. C’era chi aveva scritto “fare sport” sulla carta del formaggio e chi aveva scritto mezza pagina di pensieri meravigliosi. Tutti potevano leggerli e ispirarsi. Sono contento del lavoro che ho svolto. Come ho detto, sono stato fortunato. Ho concluso l’anno scolastico augurando a tutti di fare il mestiere che piace».
Ora Barausse di cosa di occupa?
«Mi piace camminare, dal Cammino di Santiago ai cammini in Italia. A scuola avevamo organizzato camminate al pomeriggio con i colleghi ed ex. Era stato bellissimo. L’ultimo mio è stato da costa a costa, da Ancona a Orbetello. Sono state 18 tappe, più di 400 km, ma il bello non sta nella lunghezza, quanto nel cammino».
Anna Arietti
Continua a leggere le notizie de La Provincia di Biella e segui la nostra pagina Facebook