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Il preside Molinari: «Indietro non si torna»

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“Indietro non si torna”. Parola di Cesare Molinari, dirigente scolastico del “Gae Aulenti” di Biella: 1200 allievi e quasi 300 insegnanti, oltre a impiegati e collaboratori scolastici, per diversi indirizzi professionali della scuola media superiore, dall’Alberghiero all’Agrario passando per i Geometri e l’Istituto professionale.
“L’essenza della scuola resta la lezione in classe, soprattutto per determinate categorie di studenti. E penso ai più giovani, delle elementari, oppure ai soggetti deboli – dice ancora il dirigente -. E soggetti deboli vuol dire anche socialmente, perché è evidente che alcuni ragazzi e famiglie abbiano meno possibilità di accedere al diritto allo studio nel momento in cui servono computer, reti internet e spazi abitativi adeguati per seguire le lezioni, rispetto ad altre. Ecco quindi che la scuola pensata come presenza in classe di allievi e di studenti mantiene tutta la sua forza e indispensabilità”.
“Ma rispetto ad altri scenari, questa didattica a distanza ha mostrato opportunità che vanno sapute cogliere – dice sicuro il dirigente -. Proprio come hanno confermato i docenti della mia scuola che, straordinariamente, si sono fatti carico di una didattica a distanza senza aver ricevuto formazione o strumenti, pur di tenere aperta e viva la scuola. Un lavoro encomiabile che non va disperso, ma di cui bisogna fare tesoro per il futuro. A prescindere dall’emergenza sanitaria, che tutti ci auguriamo passi e il prima possibile, quanto appreso sul campo da docenti e da studenti attraverso la pratica dovrà porre le basi della scuola del futuro. Lo dico come prospettiva professionale e formativa, per tutti. Certo vanno immaginati investimenti, formazione e progetti per la scuola del terzo millennio”.

Il futuro, però, è adesso. O meglio, settembre, quando i cancelli delle scuole si dovrebbero riaprire. “C’è un’emergenza sanitaria con cui bisogna fare i conti subito e in modo concreto, per la salute di docenti, del personale amministrativo, dei collaboratori scolastici e degli studenti – insiste Molinari -. Quindi vanno programmate lezione in presenza per le classi prime e seconde, che necessitano di maggiore socialità e tempi per conoscere la scuola, mentre le classi quarte o quinte potrebbero avere più ore con la didattica a distanza. Questo stiamo provando a immaginare e realizzare, non senza difficoltà. C’è poi un discorso di distanze da rispettare in classe e nei momenti ricreativi. Va pensata e programmata la distribuzione di mascherine e la modalità d’uso negli spazi comuni: sempre quando si è in molti, magari con delle pause durante le lezioni se ci sono le distanze di sicurezza e la possibilità di far arieggiare i locali. Si parla anche di possibilità di misurare la temperatura degli studenti, in entrata in istituto. Insomma ci sono tutta una serie di misure che stiamo studiando e ipotizzando. Ma c’è soprattutto un nuovo modo di pensare la scuola. Un insegnante potrebbe, ad esempio, con la didattica a distanza, fare lezione a più classi, facendo fare più ore di lezione nei laboratori agli studenti. Uno scenario interessante per tutta una serie di indirizzi professionali che tanto bisogno hanno di ore nei laboratori, in cascina e nelle serre”. “Ripeto quanto detto prima: il modo con cui abbiamo superato questa criticità, deve trasformarsi in una risorsa per ripartire e programmare una scuola più moderna, più inclusiva e più vicina alle esigenze dei ragazzi, delle famiglie e del mondo del lavoro – conclude Molinari -. Il tutto mettendo al centro la professionalità dei docenti. Una sfida, insomma».

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