Attualità
Il Piemonte investe 12 milioni a sostegno dei servizi per l’infanzia ampliandone gli orari di apertura
Una buona notizia per i genitori
Questo pomeriggio in conferenza stampa è stata illustrata dal presidente Alberto Cirio insieme all’assessore al lavoro e istruzione Elena Chiorino la misura straordinaria della Regione a favore delle famiglie e in particolare delle donne, finanziata con 12 milioni di euro. Risorse provenienti dal Fondo sociale europeo e da fondi regionali, a sostegno dei servizi per l’infanzia (0/3) a titolarità comunale.
“In questo momento in cui si parla tanto di genitorialità – sottolinea il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio -, è necessario unire ai giusti inviti ad investire sulla natalità anche misure concrete per aiutare le famiglie a prendersi cura dei propri figli, conciliando gli impegni del proprio lavoro con quelli che ogni mamma e ogni papà affrontano tutti i giorni”.
L’obiettivo principale della misura è quello di dare maggiore flessibilità alle famiglie e alle strutture coinvolte in relazione alla variabilità delle condizioni lavorative e degli stili di vita attuali, con un ampliamento d’orario dei servizi educativi per l’anno 2021-2022. La giunta regionale ne ha approvato gli indirizzi, seguirà uno specifico bando con le istruzioni per l’adesione. “La famiglia è il primo motore economico ed ammortizzatore sociale dell’Italia – ha commentato l’assessore al lavoro e istruzione Elena Chiorino – e pertanto è il primo valore da preservare e tutelare con tutti gli strumenti a nostra disposizione. Abbiamo immaginato una misura strutturale con un piano di potenziamento che prevede la riduzione delle tariffe degli asili nido e il prolungamento degli orari perché le donne non devono più rinunciare al proprio lavoro perché buona parte dello stipendio finisce nel nido. Questa misura – ha sottolineato Chiorino – vuole essere anche un supporto concreto ai sindaci per mantenere i servizi sui territori evitando così la desertificazione dei territori.”
I destinatari del contributo saranno quindi tutti i Comuni, in forma singola o associata (compresi quindi anche consorzi e unioni di comuni), titolari di servizi educativi per la prima infanzia (rivolti quindi a bambini dai 3 ai 36 mesi di età) come nidi, micro-nidi e sezioni primavera. L’ampliamento dell’orario, potrà essere attivato per l’anno educativo 2021-2022 dal lunedì al venerdì e/o il sabato mattina, in aggiunta all’orario standard garantito. Con orari più ampi dei servizi per l’infanzia, sarà possibile cosi venire incontro alle esigenze delle famiglie e facilitare l’ingresso delle donne nel mercato del lavoro. Più a lungo termine, la misura potrà servire a contrastare la denatalità e il calo delle nascite nel territorio piemontese; ulteriore obiettivo sarà quello di promuovere l’occupazione di figure educative aggiuntive impiegate per il prolungamento orario.
La misura potrà sensibilmente migliorare la qualità della prestazione offerta dagli asili nido comunali, incentivando così il mantenimento della cultura del servizio a titolarità pubblica con estensione oraria più adeguata alle esigenze delle famiglie.
Il sostegno ai servizi educativi per la prima infanzia risulterà essere particolarmente significativo soprattutto per i Comuni con ridotta densità demografica, inserendosi nel quadro delle politiche di tutela e promozione della maternità, anche al fine di contrastare lo spopolamento dei territori montani e marginali.
Il quadro complessivo dei servizi educativi per l’infanzia in Piemonte nell’ultima rilevazione effettuata al 30 giugno 2020, evidenzia una situazione nel complesso positiva in termini relativi, ma con significativi margini di miglioramento, in particolare sotto il profilo della qualità della prestazione resa dai servizi: a fronte di una popolazione in età compresa fra 0 e 2 anni pari a 88.409 bambini, sono disponibili 26.951 posti nei servizi educativi per la prima infanzia a titolarità pubblica e privata.
L’indice posti bambino/popolazione al 30 giugno 2020 è pari al 30,48%, che diventa 34,78% – superiore all’Indice Europeo raccomandato del 33% – se si considera la quota di popolazione bambina “anticipataria” alla scuola dell’infanzia, negli ultimi anni scolastici in progressivo aumento.
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