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La consigliera regionale Emanuela Verzella in visita al carcere di Biella

Le tante carenze della struttura

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La consigliera regionale del PD Emanuela Verzella ha fatto visita al carcere di Biella. Queste le sue impressioni

La consigliera regionale Emanuela Verzella in visita al carcere di Biella

“Settimana di Ferragosto. Quando abbiamo un po’ tutti la testa immersa in programmi vacanzieri o verso gite al torrente in fuga dalla calura impossibile. In un giorno di quelli, accompagnata dalla Garante dei detenuti della Città di Biella, Sonia Caronni, sono stata accolta, in qualità di consigliera regionale, dal direttore e dal nuovo comandante del carcere di Biella per una visita alla struttura. Non sono nuova agli ingressi in carcere: durante la mia esperienza professionale come dirigente scolastica del Cpia ho avuto spesso l’occasione di frequentarlo per i contatti con le classi presenti al suo interno. Questa volta però mi sono state aperte altre porte su una realtà che ho potuto valutare con lo sguardo che la mia attuale carica impone”.

Nuovo status, solo teorico

“Di recente la casa circondariale di Biella ha visto mutare il proprio status divenendo struttura speciale, per continuare a ospitare quell’importante attività trattamentale di formazione e lavoro che si è rivelata la presenza al suo interno del grande laboratorio di confezioni. Una qualifica piuttosto reboante che però appare, almeno a prima vista, poco sostenuta dalla insufficiente presenza di un adeguato numero di agenti penitenziari. Una carenza evidente soprattutto di assistenti e ispettori esperti che possano accompagnare la formazione delle giovani reclute presenti”.

Carenze sanitarie

“Ho osservato una carente implementazione dei servizi sanitari regionali: a fronte dell’ingresso di numerosi nuovi detenuti, alcuni dei quali soggetti a pene medio-lunghe e in stato di disagio sanitario e psichiatrico, non è certamente possibile affrontare la situazione con la sola buona volontà della struttura militare, che non può che agire in termini securitari. Un carcere non sovraffollato – e a Biella non lo è – non è garanzia sufficiente per la prevenzione di episodi di autolesionismo e suicidio. Necessitano psichiatri e psicologi, medici e mediatori culturali; è necessario un protocollo antisuicidario Asl-Carcere, più volte annunciato e che dovrebbe essere firmato – speriamo – in questi giorni”.

Ventilatori fermi

“Il caldo di questo periodo è difficile da sopportare ed è, per l’intera comunità carceraria, nemico della speranza. L’estate si presenta come un deserto di attività alternative per il detenuto, costretto in una cella o nei corridoi dei reparti dalla sorveglianza restrittiva adottata in luogo di quella “dinamica”. I ventilatori sono bloccati per la mancanza di prese adeguate, se non persino inesistenti. Nel mezzo della canicola, la speranza negata diviene quella della visita medica che non arriva per carenza di medici; quella del detenuto ingestibile solo perché non conosce la lingua; quella di avere un bracciale elettronico efficiente per vedersi assegnati agli arresti domiciliari”.

Manutenzione carente

“Speranze negate che, sommate ai problemi manutentivi, costituiscono terreno fertile per tensioni collettive e disperazione tra i singoli detenuti: condizioni indegne in un Paese civile. Per questo resta alta l’attenzione dei consiglieri regionali del Partito Democratico per ciò che riguarda la vita carceraria: con i miei colleghi, con i quali rinnovo l’impegno nel richiedere pene rispettose del dettato costituzionale. Anche denunciando il fatto che nel recente decreto non esiste traccia di soluzioni ai problemi di organico, di trattamento; mentre sussiste la carenza di pene alternative. Un decreto i cui articoli ricordano drammaticamente i ventilatori fermi del carcere di via dei Tigli, che nulla possono contro la calura estiva”.

Emanuela Verzella

Consigliera Regionale del Partito Democratico

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