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Il circolo Virtus San Giuseppe chiude i battenti

Inaugurato nel 1908, era aperto da 115 anni

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Si dice che ogni bella storia abbia un inizio e una fine. Così, a quanto pare, sarà anche per il mitico circolo Virtus San Giuseppe di Chiavazza, che ha chiuso i battenti dopo ben 115 anni di attività.

L’ultima gestione, infatti, si è conclusa alla fine del mese di settembre e per il momento non sembra esserci nessuno pronto a rilevare lo storico locale della parrocchia.

Un altro duro colpo per il quartiere, che negli ultimi anni ha visto svariate realtà abbassare la saracinesca. Nei mesi scorsi avevamo già parlato della storica via Rosazza, dove nel giro di poco tempo sono stati chiusi almeno quattro negozi. Nemmeno nella vicina piazza XXV Aprile le cose sembrano andare meglio: dei bar che sorgevano ai quattro angoli del centro del rione, al momento ne sono rimasti aperti due, uno dei quali ha visto cambiare un paio di gestioni nel giro di altrettanti anni. Ora se ne va anche la Virtus, storico punto di ritrovo del quartiere.

A confermare la situazione è don Remo Baudrocco, parroco di Chiavazza: «Dispiace molto – spiega – ma la situazione purtroppo al momento è questa. So che per diverso tempo è stata cercata una nuova soluzione, senza successo. Adesso dovrà riunirsi l’assemblea dei soci e degli iscritti per ufficializzare lo stato delle cose».

Poi, verosimilmente, la “palla” passerà nuovamente alla parrocchia, proprietaria dei muri: «Ci confronteremo anche con l’oratorio e il Comitato del Carnevale – continua don Baudrocco – per valutare il da farsi. Purtroppo quanto accaduto alla Virtus più in generale rispecchia la difficile situazione di tante Acli. Molte non riescono ad andare, sono decine e decine quelle che hanno chiuso negli ultimi anni. E’ un vero peccato perché la Virtus è un pezzo di storia di Chiavazza, era in grado di riunire vecchi e giovani».

Un dispiacere condiviso anche dagli abitanti. La notizia era ormai nell’aria da tempo e non ha colto di sorpresa gli storici frequentatori del circolo.

«Ormai c’era sempre meno gente – racconta uno di loro -, probabilmente sono cambiati i tempi. O forse siamo soltanto diventati più menefreghisti e non interessa più a nessuno mantenere vivo un punto di riferimento che da sempre rappresentava anche un collante della nostra comunità».

Non è detto, però, che in futuro non possa essere riaperto: «Tutto può essere – commenta un altro chiavazzese -, ma siamo tutti abbastanza scettici. Da quel che ci risulta, nonostante si sapesse già da qualche mese che l’attuale gestione si sarebbe conclusa, nessuno si è fatto avanti. Probabilmente non è più tempo, e non ci sono più i numeri, per pensare che possa essere gestito da un unico individuo. Forse la soluzione giusta sarebbe una sorta di “autogestione” senza fini di lucro, magari con il coinvolgimento di più persone».

Sempre meno luoghi di ritrovo, dunque, e sempre più disagio. E’ questo il trend che da qualche anno sembra caratterizzare Chiavazza, come apparentemente confermato anche dagli ultimi episodi di cronaca.

«Non è un un rione pericoloso – commenta amaramente un residente -, è più tristemente un rione che sta morendo. Alcune sere fa sono uscito a fare una passeggiata. Erano le 21 e faceva ancora relativamente caldo, eppure non c’era un anima in giro, nemmeno in piazza. Era tutto buio e non c’era nessuno, ad eccezione di una pattuglia che girava con i lampeggianti accesi. Era un immagine desolante».

Anche sui social network la notizia della chiusura della Virtus è stata accolta con dispiacere e preoccupazione: «Le attività del circolo, il calcio balilla, il calcetto e quant’altro – sottolinea Giorgio commentando il post pubblicato su Facebook da “Sei di Chiavazza se” – hanno tolto tanti ragazzi dalla strada, abbiamo imparato molto. Ho lasciato Chiavazza tantissimi anni, il rione è diventato sempre peggio. Per favore, fate una petizione o qualcosa, dovete fare qualcosa per il quartiere».

«Centro anziani chiuso ,Virtus chiusa, due bar della piazza chiusi…- scrive invece Davide – I nostri ragazzi non hanno un posto dove stare insieme, se non la strada. Tutto normale?».

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