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I cubetti di via Italia non si toccano
I cubetti di via Italia non si toccano
Più che il rifacimento della cubettatura i commercianti chiedono una maggiore e più efficace manutenzione dell’intera zona. La proposta del candidato a sindaco Claudio Corradino, di rifare il manto stradale di via Italia con la posa di lastroni al posto dell’attuale cubettatura non convince i commercianti del centro cittadino.
«Le vie cubettate – afferma Emanuela Gromo di Robe di Kappa – sono uno dei simboli del nostro Piemonte e non vanno toccati. Sono quindi contraria alla proposta della loro sostituzione ma questo non vuol dire che l’attuale situazione sia ottimale. Innanzitutto sarebbe necessario una manutenzione continua ed efficace unita a una maggiore pulizia dell’intera zona. Non è possibile che tratti con cubetti sconnessi, tanto per fare un esempio sotto gli occhi di tutti, rimangano in queste condizioni per mesi e mesi. Semmai da sostituire ci sono i lastroni che costituiscono i marciapiedi ormai ridotti in condizione pietose oltre alla necessità di una nuova illuminazione. Al posto della sostituzione dei cubetti preferirei si parlasse di un nuovo e complessivo piano di arredo urbano. Per finire, un intervento come quello proposto e che così tanto fa discutere potrebbe semmai andare bene in via Lamarmora diventata ormai a tutti gli effetti una strada come tutte le altre, destinata esclusivamente al traffico veicolare».
«Questo per quanto riguarda l’aspetto diciamo materiale – continua – poi si dovrebbe parlare anche dell’organizzazione di eventi e manifestazioni destinati a portare la gente in centro ma questo è un altro discorso».
Stessi concetti espressi anche da Marco Rodighiero dell’omonima gioielleria situata al numero civico 66. «A parte i costi di una simile operazione, via Italia non deve essere rifatta ma semplicemente deve essere oggetto di una manutenzione continua e costante, non dico giornaliera ma almeno settimanale per l’effettuazione dei piccoli interventi di sistemazione necessari. Al posto della sostituzione dell’attuale e storica pavimentazione, per evitare la formazione di buche e sconnessioni basterebbe semplicemente rifare quello fatto a suo tempo dalla giunta Barazzotto ovvero sigillare gli spazi tra i cubetti con iniezioni di cemento per evitare il loro distacco. La proposta di sostituire i cubetti con lastre di marmo o simili non mi convince assolutamente».
Sulla proposta di Corradino abbiamo chiesto un parere anche Roberto Franco di Franco Sport che in queste settimane all’interno dell’associazione “Biella nel cuore” è impegnato nell’abbellimento di via Vescovado e zone limitrofe.
«Mi tolgo la veste di candidato a Palazzo Oropa per il Movimento 5 Stelle – afferma – e commento la proposta come uno dei tanti esercenti del centro cittadino. Da un punto di vista tecnico mi si dice che un’operazione del genere sarebbe complicata perchè, come accade spesso in queste situazioni, gli scavi portano sempre sorprese varie attraverso imprevisti di ogni genere. Poi ci sarebbe da analizzare la questione economica perchè rifare la pavimentazione completa dell’intera via non sarebbe cosa di poco conto. Allora, fermo restando che la proposta può essere analizzata e valutata, piuttosto che spendere soldi in un’operazione del genere, a mio parere sarebbe meglio investire in un programma di manutenzione dell’intero centro storico attraverso la sistemazione di buche e voragini varie, la riverniciatura di muri e pareti e via dicendo. I fondi necessari alla sostituzione dei cubetti sarebbe meglio impiegarli in un sostanzioso piano di arredo urbano dell’intero centro cittadino tale da renderlo più accogliente»,
Non lascia spazio a dubbi il presidente dell’Ascom, l’Associazione commercianti, Mario Novaretti: «La proposta non mi piace perché i cubetti sono una delle caratteristiche tipiche delle nostra terra. Soprattutto lo dice uno che arriva dalla Valle Elvo, terra di starmighin».
«La pavimentazione di via Italia – è la sua conclusione – è dunque tipica delle pavimentazioni biellesi e così deve rimanere. La necessità di rifare l’arredo d’urbano non può prescindere dalla storia e dalla tradizione del nostro territorio»
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