Attualità
Hai voluto la bicicletta? Adesso pedala
Gli sbiellati, la rubrica di Lele Ghisio
Hai voluto la bicicletta? Pedala. Un vecchio adagio che non esortava ad andare piano, anzi: se sali in sella e non pedali, avanti non vai. E nemmeno vai da nessuna parte. È metafora buona per tutte le stagioni, per chiunque e per qualsiasi situazione in cui qualcuno abbia voluto cacciarsi, sua sponte, nel bene e nel male.
Possiamo continuare a giocarci, con le metafore, in una sorta di divertissement parolaio: perché a volte ritornano, e sono sempre gli stessi. Che barba, che noia recitava una delle prime sit-com italiane, laddove una moglie ordinaria si lamentava dell’inerzia di un marito ancor più ordinario esasperando la quotidianità di coppia. Che barba e che noia questo guardarsi attorno e rimestare nel provincialismo che ci distingue per trovarci qualcosa di vero, seppur da prendere per il verso giusto, e quindi non seriamente.
Siamo costretti dagli eventi, ma soprattutto dagli aventi (diritto, causa, possibilità), al replicare noi stessi svenendo di noia di fronte a un monitor e alla sindrome da pagina bianca. Quel panico leggero che ci prende a inizio settimana nel tentativo di trovare un senso di parole all’inedia sociale di una città che ha grandi ambizioni, ma non sa quali. Allora ci tocca, e spesso, re-citarci: tornare sul già detto, solle-citare la memoria a breve termine, copincollare i pensieri, rileggere le scritture per non riscriverle condizionati da un riflesso.
Ho fatto una breve ricerca e sono più o meno una decina le volte che abbiamo ragionato, più o meno direttamente, sulle piste ciclabili. Difficile aggiungere elementi di novità al già scritto, non resta che tenere il punto e aggiornare la situazione. Quelli che hanno voluto la bicicletta e ora gli tocca pure pedalare sono gli attuali amministratori cittadini; almeno quelli che già in campagna elettorale, quella passata, s’accanirono contro l’abbozzo di piste ciclabili dell’amministrazione precedente e che una volta al potere le cancellarono a favor di selfie e proclami. Dichiararono vinta la strenua battaglia sostenendo che a Biella la domanda di piste ciclabili non c’è, al grido di: “le strade sono in leggera salita”.
Vero è che la soluzione abbozzata dall’amministrazione precedente era, a essere gentili, male abbozzata, ma si è comunque preferito perdere i finanziamenti regionali piuttosto che dar seguito a un progetto più funzionale. Tutto ciò accadeva mentre a livello nazionale e internazionale era stata individuata la bicicletta come mezzo funzionale a quella mobilità dolce più in sintonia con il concetto di sostenibilità. Ma, si sa, noi siamo città creativa che organizza forum sulla sostenibilità e cancella, al contempo, le piste ciclabili senza nessun imbarazzo.
Ora, mentre a livello nazionale e internazionale i lavori sono avanzati, noi ci troviamo ancora all’anno zero. E da qui devono ripartire, rimasticandosi a malincuore le parole, quegli stessi amministratori che annunciano di cantierare alcune piste ciclopedonali tra il centro città e Chiavazza. “Unicamente per non perdere i fondi” dichiara un assessore senza pudore. “E non perché vi sia una richiesta effettiva”, aggiunge per tentare un minimo di coerenza con l’assurdità di cancellare quelle precedenti. Come se, a livello nazionale e internazionale, si siano convinti dei piani di sviluppo delle piste ciclabili perché c’era la fila di richiedenti nei loro uffici.
Strana idea di visione di un’amministrazione, soprattutto nei termini di sostenibilità, con la quale dovrebbero invece suggerire soluzione al futuro della vita sociale. Già, ma la nostra città è “leggermente in salita” e l’assessore, nei limiti della sua visione, non riesce a vedere l’opportunità che sia, allo stesso tempo, anche “leggermente in discesa”. Questione di punti di vista, si direbbe. Come bastasse averne uno per definirli tutti.
Nel frattempo, per restare in Piemonte, a Torino la rivoluzione è partita nel 2013 con il piano biciplan. A oggi la città si ritrova con 230 chilometri dedicati tra piste riservate e corsie ciclabili, direttrici e radiali, tra centro e periferia. Destinati ad aumentare. Certo una rivoluzione, perché è cambiamento nella viabilità urbana e nelle abitudini dei cittadini che, a quanto pare, sempre in maggior numero ricorrono alla bicicletta (con pedalata assistita o meno) per spostarsi in città.
Chissà se è a seguito di una “richiesta effettiva” o di un’idea di sviluppo interurbano e turistico che è stato messo a punto il progetto VenTo di una ciclovia che parte da Torino e arriva a Venezia: 700 km, 400mila visitatori stimati all’anno, 2mila nuovi posti di lavoro, 100 milioni di euro di indotto sul territorio. Chissà come se la sono cavata con le leggere salite. Vero è che siamo all’anno zero anche per il trasporto pubblico locale che dovrebbe unire il capoluogo al territorio, che sembra un altro tema. E invece no.
Lele Ghisio
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Pier Giovanni Malanotte
10 Maggio 2023 at 16:47
Mi viene in mente : è tutto da rifare, e sì ma ab imis fundamentis