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Gli anni d’oro della Cossatese con bomber Andreotti

Era il centravanti quando la squadra lottava per salire in serie C. “Ho trascorso anni belli, bellissimi. Ora vivo in Portogallo, ma torno sempre volentieri per le rimpatriate”

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Gilberto Andreotti

Gilberto Andreotti, impresario edile nella vita, ha giocato nella “A.S. Cossatese” calcio negli anni 1967/1968 e 1968/1969 nel ruolo di bomber, centravanti.

Conserva ricordi particolari della squadra?

«Ho trascorso anni belli, bellissimi. Ho fatto tanti goal. Tantissimi. Si giocava per salire in serie C, intanto mi sono sposato. L’anno successivo mi è accaduta una grossa disgrazia. Mia moglie ha avuto un grave problema di salute, in seguito al quale è mancata. Avevamo una bimba di due anni e ho dovuto smettere di giocare. Avevo informato dell’accaduto il dirigente Arrigo Aglietti e il mister, l’allenatore Bruno Padulazzi».

In seguito la carriera calcistica si è interrotta definitivamente?

«Anni dopo sono stato a giocare nel Chieri. All’epoca abitavo a Pino Torinese. Quando ho smesso, sono diventato presidente dell’Usd “Barcanova calcio”, altra società del torinese, soprattutto per dare una mano, perché al giorno d’oggi c’è un modo di fare che non mi piace. Spesso ci sono dirigenti che credono di guadagnare, di fare soldi, invece non funziona così. Si fa il presidente per aiutare, per permettere di praticare attività sportiva, affinché ci sia tutto il necessario, specialmente per i giovani. In seguito sono andato in Portogallo, dove vivo. Diciamo che ritorno volentieri per le rimpatriate della Cossatese, invitato da Guido De Girardi, anche lui è stato calciatore e dirigente della società azzurra».

Prima di giocare nella Cossatese, dove ha militato?

«Sono stato nei campionati giovanili del Torino calcio, poi sono andato ad Asti, che era la seconda squadra del Torino e anche lì avevo fatto dei bei goal – e a pensarli Gilberto sorride ancora -. In seguito sono stato a Ciriè, perché anche loro volevano scalare la classifica, e così da capocannoniere, eravamo saliti. Dopo, come ho detto, è arrivata la Cossatese con Padulazzi e Aglietti. Ricordo anche l’impegno di Vittorio Paschetto, che faceva il macellaio. Ho fatto tre anni con Martino Camposeo e Silvano Russo. Arrivavamo a Cossato in macchina insieme. Avevamo conosciuto tutta la “banda”. Mi volevano bene e io volevo bene a loro. È stata una bella esperienza, tant’è che ancora oggi periodicamente ci ritroviamo».

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