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Giovanni Sicolo, quando l’amore ti cambia la vita

Intervista

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”Farsi guidare dal proprio cuore senza aver paura della strada che dovremo percorrere”. Questo aforisma calza a pennello per la storia di Giovanni Sicolo. L’uomo, ora 50enne, è nato a Biella. Il suo primo mestiere fu quello di idraulico. Fino al 1998 Giovanni conduceva una vita normalissima, casa, lavoro e divertimento.

Era una giornata come tutte le altre quella di mercoledì 11 gennaio del 1998, Giovanni era rientrato a casa stanco, dopo una lunga e fredda giornata di lavoro. In serata decise di uscire a bere qualcosa con un gruppo di amici, inconsapevole che proprio quella sera gli avrebbe cambiato la vita.

I suoi occhi incrociarono quelli di Giovanna, una bella e timida ragazza che in quei giorni si trovava a Biella in vacanza. Viveva a Cartago, una città della Costa Rica, situata a circa 25 km a est della capitale del paese, San José. Tra i due giovani fu subito un colpo di fulmine. Dopo qualche settimana Giovanna partì, ma il loro legame cresceva sempre di più. Arrivò l’estate e Giovanni decise di raggiungerla per trascorrere le ferie in Costa Rica. Restò li qualche settimana per tastare il terreno poi rientrò in Italia in piena convinzione che, in quell’angolo dell’America Centrale ci sarebbe tornato a breve, forse per sempre.

«Vivo in Costa Rica da oramai 24 anni – spiega Giovanni -. L’amore mi ha condotto a ben 10 mila chilometri dalla mia terra natale. Oramai mi posso considerare un costaricense a tutti gli effetti».

Com’è stato il tuo primo impatto appena arrivato in Costa Rica?
«Buono, diciamo che mi sono dovuto confrontare con una realtà molto diversa rispetto alla nostra: dalle più banali abitudini al cibo, al confronto con la gente, li sono tutti sempre allegri, non esiste lo stress».

Quindi un buon inserimento in un tessuto sociale che non conoscevi. Dopo quanto tempo iniziasti a lavorare?
«Dopo circa tre settimane entrai in una ditta di termoidraulica, azienda nella quale lavorai per circa quattro anni. Nel mentre studiavo, il mio sogno era quello di poter insegnare l’italiano in una terra lontana».

Un sogno che alla fine si è avverato?
«Sì. Ho frequentato l’Università U.C.R. Arrivavano professori italiani da Siena e Perugia per preparare nuovi docenti in Costa Rica».

Quindi da idraulico ad insegnante di italiano
«Certo. Ora da circa 20 anni lavoro per l’Istituto Centro Metropolitano di Costa Rica. Formiamo ragazzi stranieri insegnando loro la lingua italiana».

Al di fuori del lavoro, come vive un italiano in Costa Rica?
«Molto bene. Sono oramai trascorsi tanti anni da quando mi sono trasferito da Candelo a Cartago. Nel mentre, io e Giovanna ci siamo sposati. La mia vita ora è qui. Mi sono creato una bella cerchia di amici. In questa terra ho vissuto un cambiamento epocale. Quando sono arrivato non era una nazione molto sviluppata, ora tutto è cambiato. Si vive tanto di agricoltura, La Costa Rica è stato il primo Paese dell’America Centrale a coltivare caffè e banane per l’esportazione e questi due prodotti costituiscono ancora la voce più consistente delle sue esportazioni».

Quanti italiani vivono in Costa Rica?
«Circa 5 mila iscritti all’Aire (Associazione italiana residenti all’estero)».

C’è qualcosa che vi lega? qualche associazione?
«Sì. L’Associazione piemontesi nel mondo della quale io sono il vice presidente».

Quali sono gli scopi principali di questo sodalizio?
«Innanzitutto tenerci legati tra di noi, poi guidare i turisti alla scoperta di questo meraviglioso paese, dare loro i consigli su come muoversi, sui luoghi da visitare, insomma, una sorta di ufficio turistico».

L’esportazione italiana di generi alimentari in CostaRica è soddisfacente?
«Sì, molto. Arrivano tanti prodotti dall’Italia, l’unica pecca è che costano tantissimo».

Pensi di trascorrere tutta la tua vecchiaia in America Centrale oppure tornerai in Italia?
«Mio papà Peppino diceva sempre: “sai dove nasci ma non dove muori”. Per ora resto in Costa Rica, ho ancora tanti progetti da portare avanti. Uno di questi è legato alla pizza. Ho aperto una struttura dove insegno ai costaricensi a creare questa nostra eccellenza italiana. Mi sta dando tante soddisfazioni».

Ogni quanto tempo torni in patria?
«Mediamente ogni tre, quattro anni. Ora sono arrivato un paio di settimane fa e resterò a Biella fino al 23 agosto. A Biella ho mia mamma Elisabetta, e i miei fratelli Geniale e Luciano, il papà purtroppo è scomparso sette anni fa».

Avrai sicuramente assistito a qualche partita di calcio tra Italia-Costa Rica, ti ha emozionato di più ascoltare l’inno costaricense oppure quello di Mameli?
«L’inno di Mameli, ovviamente. L’Italia è la mia nazione, e la porterò per sempre dentro il cuore».
Mauro Pollotti

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