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Giovannacci non si arrende alla pandemia «Libri a domicilio ma solo per passione»

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Essere librai anche al tempo del “Corona-virus”. Non è un caso se la famiglia Giovannacci vende libri da quattro generazioni, nella buona e nella cattiva sorte. Gente tosta, abituata a lavorare in tutte le condizioni: scavalcando montagne in remoti tempi erranti o sotto le bombe di qualche guerra. «Vero. Ma adesso è diverso. Non siamo in guerra e non ci sentiamo degli eroi» dice subito Vilma Giovannacci, 68 anni, che insieme ai figli Elisa e Davide porta avanti la storica libreria di via Italia.

«Facciamo consegne a domicilio da quanto ci è stato imposta la chiusura – spiega infatti Federico Bertuzzi, 44 anni, marito di Elisa, da anni in forza nella libreria -. Una vera avventura professionale, anche divertente per molti aspetti. Fatte salve le imprescindibili garanzie sanitarie, giriamo il Biellese in lungo e in largo per vendere e promuovere i libri». «All’inizio eravamo scettici. Ci dicevamo, chissà – racconta Elisa Giovannacci, 41 anni -. Invece adesso ci piace. Usiamo tutti i canali social e web per promuovere libri, letture ed autori. E molti clienti rispondono».

«Sì, davvero. La risposta dei clienti in molti casi è straordinaria. Inaspettata – aggiunge Bertuzzi -. In negozio spesso le persone scelgono, pagano e se ne vanno, senza dire una parola. Nessun problema, ovviamente. Ma in queste consegne a domicilio le persone ci comunicano tutto il loro affetto, la loro riconoscenza per un lavoro che non ci può portare chissà quali guadagni, ma mostra la nostra voglia di fare bene il mestiere che facciamo. E loro lo capiscano. E così ci chiedono altri libri. Ne avevano ordinato uno, ma ne comprano magari due o tre. Ci ringraziano. Ci fanno i complimenti. Non sempre succede in negozio».

I numeri ovviamente non sono stratosferici. «Una ventina di consegne al giorno? Forse venticinque» aggiungono i due librai. Facile fare i conti. Un librario mediamente guadagna il venti per certo su un prezzo medio di copertina che può essere di circa 15 euro.
«L’obiettivo è un altro – spiega Elisa Giovannacci -. Vogliamo far vedere ai nostri clienti che noi ci siamo. Che lavoriamo, in sicurezza, ma lavoriamo. Continuiamo a portare avanti il nostro lavoro, anche in una situazione di emergenza sanitaria che rispettiamo e per la quale ci attrezziamo come le leggi prevedono: mascherine, distanza, guanti e assenza di contatti. L’idea di portare un libro e di regalare una piccola gioia ai nostri clienti, spesso affezionatissimi, vale più dei soldi che portiamo a casa, considerando il tempo impiegato e la benzina consumata. E quindi se dobbiamo andare a Massazza oppure a Cossato, ci organizziamo e andiamo. Per distanze superiori, fuori provincia, invece, ci avvaliamo di un servizio di consegne “Libri d’asporto” finanziato dalle grandi case editrici».

Librerie da aprire o no?
La linea la spiega Davide Giovannacci, 44 anni: «Aprire, rispettando tutte le norme di sicurezza. Dopodiché bisogna poter far uscire le persone. Una libreria vive di clienti e di persone che la frequentano. Aprire se poi nessuno può uscire di casa non avrebbe senso. Siamo comunque un’attività commerciale. Per noi il rapporto con i clienti è la vera essenza dal nostro lavoro. Non vediamo l’ora di poter ritornare a farlo».
Paolo La Bua

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