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Edilizia, nel Biellese raddoppiano i lavoratori stranieri

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BIELLA – Le imprese edili biellesi che hanno cessato l’attività nel primo semestre 2020 sono state 16, il totale è dunque sceso da 257 a 241. Per contro c’è stato un leggerissimo aumento nel numero di lavoratori che sono saliti da 1.180 a 1.196 rispetto all’analogo periodo dello scorso anno. I dati sono quelli ufficiali della Cassa Edile provinciale che evidenziano anche un aspetto molto significativo ovvero l’aumento esponenziale dei lavoratori stranieri che in un anno sono praticamente raddoppiati, da 130 a 250. Domanda scontata: gli italiani non vogliono più fare determinati lavori perchè troppo usuranti e faticosi?
«No, la chiave di lettura è un’altra – risponde Daniele Mason, segretario generale della Fillea la categoria degli edili della Cgil biellese – L’aumento così numericamente consistente è dovuto al fatto che i lavoratori stranieri accettano di essere inquadrati a un livello inferiore rispetto alle mansioni svolte. Chi proviene da realtà povere dove il lavoro scarseggia o è assente del tutto, accetta di buon grado questa situazione perchè comunque ha un introito certo, inferiore a quello che gli spetterebbe di diritto ma certamente superiore a quanto eventualmente guadagnerebbe nel proprio Paese. Considerando poi che il contratto di lavoro è indispensabile per il rinnovo del permesso di soggiorno il gioco è fatto. Dunque il forte aumento dei lavoratori stranieri, in particolare rumeni, marocchini e albanesi è così giustificato. La circostanza che gli italiani non vogliono più fare determinati lavori non c’entra nulla».
Da sempre, in qualsiasi parte del mondo, il settore edile è caratterizzato da ampie zone di lavoro nero. Com’è la situazione del Biellese?
«Fermo restando l’impegno del sindacato a combattere questa piaga, per la questione del lavoro nero la domanda dovrebbe essere posta agli organismi competenti a partire dall’ispettorato del lavoro. Come sindacalista parlerei di zone grigie, alcuni istituzionalizzate altre no. Ad esempio, nel primo caso, posso fare l’esempio dei lavoratori impegnati, anche a Biella, nella posa della fibra ottica. Come sindacato ci stiamo battendo perchè chi usa escavatore, pala e picco debba essere inquadrato come edile e non metalmeccanico come avviene tuttora».
«Per quanto riguarda invece comportamenti contrari alla legge – continua Daniele Mason – il fenomeno più diffuso che non riguarda solo l’edilizia è quello classico del pagamento fuori busta degli straordinari o addirittura di parte del salario. Oppure, comportamento ancora più grave, al lavoratore viene consegnata una somma inferiore a quella indicata in busta paga. Sono fenomeni purtroppo non rari e difficili da contrastare perchè il lavoratore è costretto a fare buon viso a cattivo gioco: in un momento così delicato si accetta di tutto pur di mantenere un posto di lavoro e una fonte di reddito».
Dal rapporto sulla Cassa edile emerge anche la diminuzione il dato della morosità delle imprese, che passa da 22 imprese morose del primo semestre 2019 a 21 imprese morose dello stesso periodo di quest’anno mentre aumentano invece (+16) le imprese che hanno fatto ricorso alla possibilità di rateizzazioni della contribuzione dovuta alla cassa edile convenute a livello nazionale dalle parti sociali.
Restano stabili, con gli stessi numeri dell’anno precedente i dati dei contenziosi, sia quelli avviati che quelli conclusi positivamente. Fortemente negativo, dovuto al lockdown legato all’emergenza sanitaria Covid-19 , anche il dato del monte salari d che passa dagli 11.038.023 euro del primo semestre 2019 agli 8.116.221 euro di quest’anno.

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