Attualità
Dopo 20 anni d’attesa i buddisti di Graglia hanno incontrato il Vescovo di Biella
Dopo vent’anni trascorsi senza alcuna opportunità di dialogo con i due precedenti Vescovi della Diocesi di Biella, sabato 3 agosto i buddisti di Graglia Santuario hanno incontrato Monsignor Roberto Farinella. Un avvenimento storico e molto atteso, come hanno dimostrato le tante persone che, per l’occasione, hanno gremito la chiesa. Siamo dunque di fronte ad una vera e propria svolta? Lo abbiamo chiesto alla guida spirituale del Monastero buddhista biellese, Lama Paljin Tulku Rinpoce.
«Non è sbagliato definire la cerimonia di sabato 3 agosto la “messa della conciliazione”. Per vent’anni abbiamo cercato un contatto con la Curia ma i due precedenti Vescovi non l’hanno ritenuto opportuno. Speravamo ardentemente in una svolta con l’arrivo di don Roberto Farinella e l’incontro di sabato ci fa ben sperare. Come ho detto nel porgere il saluto al nuovo Vescovo, gli è stato affidato un territorio e su questo territorio ci siamo anche noi. Per il principio dell’interdipendenza, parola cardine nella tradizione buddhista, tutto ciò che egli farà per il bene dei suoi fedeli avrà immancabilmente una ricaduta anche su di noi in termini di positività e di serena convivenza. Perché nella sua Diocesi c’è anche la nostra casa. E i negozianti da cui andiamo a fare la spesa sono amici, prima che fornitori».
L’incontro è stato, dunque, un momento molto atteso. «L’abbiamo desiderato fin dall’inizio del suo mandato. Il 27 luglio 2018, quando è stato annunciato che don Roberto Farinella era stato designato, noi eravamo in Ladakh, in visita ai miei monasteri. Il Ladakh si trova in India, ai piedi della catena himalayana, a 7000 chilometri da qui. E quella sera stessa abbiamo composto e recitato una preghiera di lunga vita per lui, pur senza conoscerlo. Eravamo a 4500 metri sulla montagna, quindi più vicini al cielo, sia fisicamente che spiritualmente: qualcuno ci avrà ascoltati».
E ora cosa si aspetta? «In verità non saprei. C’è stata una dimostrazione di accoglienza e pur avendogli parlato per pochi minuti, il Vescovo mi ha dato l’impressione di essere aperto di mente e di cuore, spinto da un grande calore umano. Dipenderà da entrambi trasformare questo segnale in opportunità concrete».
Può fare qualche esempio? «Qualsiasi progetto che possa portare beneficio alla gente».
A proposito della gente, come hanno accolto i biellesi questo avvenimento? «Bene direi. Forse anche loro aspettavano questo momento. Durante la messa aleggiava una profonda spiritualità e alla consacrazione dell’ostia c’è stato un momento di sospensione, come se l’energia di tutti fosse stata magnetizzata da quell’atto. Nel corso del mio intervento i presenti erano visibilmente emozionati e molti piangevano: non credo per le mie parole, ma piuttosto per un genuino sentimento di amore che sgorgava dal loro intimo. Un’atmosfera indimenticabile che ha coinvolto tutti, veramente magica».
Per quanto riguarda invece il rapporto tra lei e don Eugenio Zampa, rettore della Santuario, sembrate essere sulla stessa lunghezza d’onda.
«Sì, ci siamo capiti subito, anche lui è sinceramente orientato verso l’amicizia e la fratellanza. Insieme faremo di tutto per consolidare l’immagine del Santuario di Graglia come luogo di dialogo. In questo senso abbiamo già collaborato. Lui ha presenziato ai nostri eventi importanti, io faccio lo stesso con le sue iniziative religiose. Insieme abbiamo fatto la benedizione delle auto e con il sindaco Elena Rocchi abbiamo realizzato la “Treccia della fratellanza”, un importante momento di incontro fra fedeli, avvenuto a maggio sul sagrato del Santuario. Ora l’obiettivo è puntato sulla festa del 21 giugno 2020, per i 400 anni della presenza della Madonna Lauretana nel Santuario di Graglia, cui chiaramente parteciperemo. Nel contesto di questi festeggiamenti organizzeremo, con i rappresentanti delle varie confessioni religiose, un incontro pubblico di preghiera per la pace, che si svolgerà il 4 ottobre 2020: un’occasione unica di condivisione aperta a tutti coloro che credono nella possibilità di un mondo migliore basato sulla reciprocità e sulla concordia».
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