Attualità
Davide Romagnoli, la voce biellese della Serie A Tim
Davide Romagnoli, trent’anni a settembre, da quattro è un telecronista della società che cura i diritti televisivi della Lega Serie A Tim
BIELLA – Parla biellese una delle voci ufficiali della Lega Serie A Tim.
Ogni settimana centinaia di migliaia di persone ascoltano Davide Romagnoli, trent’anni a settembre, da quattro telecronista di Infront, la società che cura i diritti televisivi della Lega Serie A Tim. Ogni settimana il giovane biellese è impegnato con la diretta live di almeno una delle partite di giornata e le sue sintesi, accuratamente montate dai tecnici di Infront, vengono pubblicate sul canale ufficiale della Lega Serie A su YouTube.
Una delle ultime, quella di Sassuolo-Atalanta, ha già ottenuto quasi mezzo milione di visualizzazioni.
Le dirette, invece, non sono visibili dall’Italia – dove i diritti quest’anno sono detenuti da Sky e Dazn -, ma dall’estero, attraverso apposite applicazioni. Davide Romagnoli, dunque, oltre a essere una delle voci social della Serie A, è anche uno dei telecronisti di riferimento per i tantissimi tifosi italiani che vivono in altri Paesi.
Quella per le telecronache, prima ancora che un lavoro, per lui è una passione, coltivata fin da bambino. «Da piccolo – racconta – giocavo a farle in ogni occasione, anche davanti alla PlayStation o al campetto con gli amici. Crescendo mi sono portato dietro questo “hobby”, iniziando a fare lo speaker per tornei di basket e di calcio locali, competizioni dell’oratorio… Ogni occasione era buona».
Quando, però, la tua passione è diventata qualcosa di più di un semplice passatempo?
«E’ successo quasi per caso, alla fine del 2016. Mi sono iscritto a un apposito corso a Milano per Radio Speaker e ho conosciuto un ragazzo del settore, che apprezzava il mio lavoro e mi ha portato alla Infront. Nel 2017 la prima partita: Fiorentina-Cagliari».
Come funziona esattamente il tuo lavoro?
«Per le telecronache live, vado in redazione a Milano. La telecronaca avviene in tempo reale, con i tecnici che intanto tagliano, montano e infine realizzano le sintesi per il canale ufficiale e per lo streaming. In Italia, la nostra sintesi è il primo risultato che esce utilizzando i motori di ricerca. Dall’estero, invece, è possibile seguire le intere dirette su un canale a pagamento».
Quella di telecronista è la tua unica attività?
«No, per adesso per mantenermi faccio anche il barista, però la speranza è di poter trasformare un giorno questa mia passione in un lavoro a tempo pieno. Magari, con la nuova redistribuzione dei diritti televisivi, potrebbe saltare fuori qualche opportunità in più. Prima, però, bisogna ancora capire diverse cose, ad esempio dove andrà la serie B. Mi auguro di poter crescere nei prossimi due o tre anni, ma non è semplice, questo è un campo molto competitivo».
Anche perché, ovviamente, i grandi colossi mediatici hanno già le loro squadre di “campioni” della telecronaca. A proposito, quali sono i tuoi preferiti?
«Marianella per me rimane uno dei più bravi, ha fatto scuola. Anche Caressa e Pardo, però, sono sempre molto validi e attuali».
Da ascoltatore, il vostro lavoro sembra sempre una “passeggiata”. E’ effettivamente così?
«Sicuramente è una professione bellissima, tuttavia dietro c’è un lavoro “oscuro” che non si vede. Bisogna studiare ed essere costantemente aggiornati. Per preparare una partita ci vogliono almeno tre o quattro ore. Devi essere pronto e preparato, altrimenti rischi di fare figuracce. Tempo fa, ad esempio, in un Lazio-Udinese, è successo che la partita tardasse a iniziare perché pioveva. In situazioni del genere, se non hai nulla da dire e da raccontare, sulle squadre e sui calciatori, rischi di stare zitto in cuffia».
Oltre alla preparazione, immagino serva anche un talento innato.
«Certo, diciamo che quello o ce l’hai, o non ce l’hai. La partita va avanti e tu devi gettarti, non c’è il tempo di ragionare. Ricordo ancora la sensazione della prima telecronaca: è come avere la sabbia tra le mani e non riuscire a trattenerla. Devi imparare a gestirla. Poi ci sono tante tecniche che si possono acquisire, ad esempio per rimediare agli errori e prevenirli».
Non hai mai nascosto la tua fede calcistica e l’amore per il Milan. E’ difficile restare imparziali quando in campo c’è la propria squadra del cuore?
«In realtà no. Oggi posso dire che una delle emozioni più grandi finora è stata proprio fare la cronaca di un Milan-Juve. Alla vigilia qualche domanda me la sono fatta, mi sono chiesto se fossi in grado di estraniarmi. Poi, quando inizia la giostra, diventa tutto secondario, non ci pensi proprio più, diventi il tuo personaggio e svesti i panni del tifoso. E’ come salire su un palcoscenico. Alla fine quella partita terminò 2-0 per la Juve e in alcuni commenti al video qualcuno mi accusò addirittura di essere “gobbo”…».
Matteo Floris
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