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Dall’Alta Montagna di Oropa. Guglielmo Marconi e il Biellese
L’evento si terrà nella Sala degli Affreschi di Candelo sabato 15 ore 16:30.

Dall’Alta Montagna di Oropa. Guglielmo Marconi e il Biellese
Dall’Alta Montagna di Oropa. Guglielmo Marconi e il Biellese
Di tappa in tappa, continua a suscitare interesse la conferenza-spettacolo dedicata a Marconi. Offre un viaggio di riscoperta, tra fedeltà filologica e ironia, della figura dell’illustre scienziato. L’evento si terrà nella Sala degli Affreschi di Candelo sabato 15 ore 16:30. L’idea di portare lo spettacolo nei piccoli teatri dei paesi si sta rivelando vincente. Risponde proprio al desiderio di Danilo Craveia e di Teatrando
Notizie sullo studioso
Nato a Bologna il 25 aprile del 1874, Guglielmo Marconi è noto per aver sviluppato quel sistema di telecomunicazione a distanza. Tramite onde radio, che gli valse il “Nobel per la Fisica” nel 1909. E che è alla base della radio, della televisione e di tutti i moderni sistemi che utilizzano le comunicazioni senza fili. Uno dei primi a riconoscerne l’ingegno fu il professor Vincenzo Rosa. Era suo insegnante e mentore, che era originario di Selve Marcone.
Ed è l’unica persona che Marconi citò nel discorso che tenne a Stoccolma ricevendo il Nobel. Con il fratellastro Luigi e la madre, nell’estate del 1894, Guglielmo soggiornò inoltre in uno degli stabilimenti idroterapici di Andorno. Precisamente quello del dottor Scipione Vinaj, e frequentò altri luoghi del Biellese. Fu al Santuario di Oropa che ebbe l’intuizione “che l’uomo potesse trovare nello spazio nuove energie, nuove risorse, e nuovi mezzi di comunicazione”, come ricorda anche una targa posta sotto la Porta Regia di Juvarra.
La lettera
È lo stesso Marconi a rievocare quell’episodio in una lettera pubblicata sul primo numero della rivista “Le vie del mare e dell’aria”. Che porta la data del 1918. Lo stesso episodio è celebrato anche dal poeta vercellese Giuseppe Deabate, che lo evoca nei versi del suo “Canto di Oropa”.
Le ispirazioni
Tutti questi spunti ispirano le scene che, su testi dello stesso Craveia, hanno per protagonista Marconi. Viene colto in tre diversi momenti della sua vita. Nella prima, un Marconi diciassettenne (Alessandro Celli) incontra proprio Vincenzo Rosa (Paolo Zanone), invitato dalla madre Annie Jameson (Veronica Rocca) a seguire il figlio nello studio delle sue “diavolerie” fatte di “fili e scintille”. Alle preoccupazioni della madre per questo figliolo così “taciturno e distante” fa da contraltare l’attenzione del professore per quello che considera invece un ragazzo dalla mente brillante.
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Nella seconda, il giurista e poeta Giuseppe Deabate (Giuseppe Marrone), ricorda il suo incontro con un Marconi ventenne (Luca Meo). E in particolare il giorno in cui, visitando insieme la Cappella del Paradiso. Quella posta più in alto nel percorso del Sacro Monte di Oropa, il giovane ebbe l’intuizione per l’invenzione della radio.
Nella terza, un Marconi maturo (Mattia Pecchio) commenta quello stesso episodio, partendo dalle parole della lettera del 1918. Nel monologo dai toni ironici, ricorda anche il professor Rosa, chiudendo il cerchio narrativo.
Gli autori
Le scene sono cucite tra loro dagli interventi di Danilo Craveia, che le commenta o ne anticipa qualche particolare, offrendo ulteriori dettagli e curiosità.
Il progetto è sostenuto da un bando della Fondazione Crb e realizzato in collaborazione con i Comuni e le realtà coinvolte. L’ingresso è gratuito e non occorre prenotare.
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