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Cresime e Comunioni spostate in autunno e matrimoni rimandati a data da destinarsi

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Sono ore decisive anche per la Chiesa, che si prepara alla Fase 2 dell’emergenza coronavirus. Si stanno studiando, infatti, le modalità per riprendere le celebrazioni di messe, funerali e matrimoni nel massimo rispetto della sicurezza di fedeli e sacerdoti. Ma, per il momento, non ci sono ancora certezze sulla ripartenza del 4 maggio, come confermato dal parroco di Cossato don Fulvio Dettoma.
«Ad oggi non si conoscono i contenuti del nuovo Decreto e neppure se la nostra Regione darà ulteriori indicazioni circa la possibilità di assembramenti, celebrazioni religiose o civili. Attendiamo di conoscere come dovremo comportarci. E’ certo che tra il Governo e la Conferenza Episcopale Italiana (CEI) c’è sempre stata una piena intesa e collaborazione per attuare nel modo migliore le azioni volte alla salvaguardia della salute dei cittadini e il sacrosanto diritto alla libertà religiosa. Anche per la Chiesa è un momento di grande sofferenza per l’impossibilità di esprimersi nella sua forma più autentica che è quella della comunità riunita insieme in particolare nella Santa Messa domenicale».
Qual è il suo auspicio per la ripartenza?
«E’ quello che avvenga in sicurezza o almeno con garanzie vere e reali che non si crei un ritorno alle fasi peggiori del contagio. Quando la ripartenza avverrà, mi auguro che tutti avremo preso coscienza della nostra fragilità, della necessità di aver bisogno gli uni degli altri, della solidarietà (quella vera), dell’umiltà che è la virtù evangelica dei grandi». In che modo dovranno riorganizzarsi secondo lei le Chiese, quando riprenderanno le funzioni e gli incontri di preghiera per garantire sicurezza ai fedeli?
«Tutte le parrocchie sono sicuramente pronte a riprendere tutte le attività “pubbliche”; anche in questo caso ci saranno di aiuto le indicazioni sanitarie e della Curia Vescovile nonché le norme dettate anche dal buon senso e dalle situazioni particolari di ogni parrocchia».
Con la sospensione degli oratori e del catechismo, come si dovrà fare con le Cresime e Comunioni? Verranno posticipate o direttamente rimandate al prossimo anno?
«Già lo scorso mese di marzo un Decreto del Vescovo Roberto disponeva la sospensione delle celebrazioni di Prime Comunioni e Cresime indicando l’autunno come tempo nel quale trasferirle; anche in questo caso dovremo confrontarci con la reale situazione sanitaria e le disposizioni governative. E’ anche vero che molte nostre parrocchie hanno pochi ragazzi in attesa dei sacramenti per cui forse sarà più facile, sempre in autunno, mettere in atto un limitato afflusso di fedeli, il mantenimento della distanza sociale, l’uso di dpi. Diverso per alcune grandi parrocchie dove il tutto diventerà più difficile. In alternativa rimane la possibilità dello spostamento all’anno nuovo secondo le modalità programmate dai diversi parroci certamente in accordo con le indicazioni del Vescovo».
Per quanto riguarda invece i matrimoni, quanti sono quelli “in sospeso” nel Biellese? Che cosa devono fare gli sposi che hanno programmato nei prossimi mesi il giorno del sì?
«Non ho dati relativi ai matrimoni che si sarebbero dovuti celebrare in diocesi, ma ho l’impressione che siano stati tutti rimandati a data da destinarsi. Per quanto mi riguarda i 5 matrimoni che avrei dovuto celebrare sono stati rimandati. Il consiglio per gli sposi che hanno rimandato è quello di fare riferimento immediatamente al parroco che segue l’istruttoria matrimoniale (per i documenti e loro validità) e il parroco del luogo della celebrazione per prendere accordi su una nuova data (il tutto prima di prenotare ristoranti, catering, bomboniere, fioristi, fotografi ecc…)».

Tornando ad oggi, come ha vissuto questo periodo di emergenza sanitaria?
«Sicuramente nel rispetto dei vari decreti governativi e degli accordi con la CEI Conferenza Episcopale Italiana; ma soprattutto, nei primi tempi mi sono dovuto confrontare con il grande dolore dei familiari dei defunti nel momento della benedizione al cimitero, dove spesso non c’erano neanche i parenti. In quei momenti ho sentito la responsabilità di un pastore in cura delle anime. Ogni giorno ho celebrato la Santa Messa, senza la presenza del popolo, secondo le intenzioni dei parrocchiani. Anche in questo caso ho sentito la grande responsabilità di essere mediatore per il popolo presso Dio».
E come è stato affrontato dai suoi parrocchiani?
«Pur non essendo un esperto di social, ho attivato immediatamente una pagina Facebook (parrocchia assunta cossato) per tenere i contatti con loro. Attraverso questo canale ho percepito una grande consapevolezza della gravità del momento e nello stesso tempo una grande speranza sostenuta dalla fede e dall’appartenenza alla comunità cristiana e civile. In molti si sono resi disponibili ad aiutarmi in diversi modi, per sostenere le attività di assistenza e aiuto messe in campo dalla San Vincenzo, Emporio Alimentare e Fra’ Galdino».
Sono molti coloro che, nel rispetto delle normative, si sono recati in chiesa per la preghiera personale e/o per la Confessione?
«La chiesa è sempre stata aperta come gli altri giorni dell’anno grazie all’impegno dei diaconi e dei volontari e le campane hanno sempre dato avviso delle celebrazioni l’Ave Maria del mattino e della sera e l’Angelus o il Regina Coeli di mezzogiorno. Diverse persone passando davanti per recarsi a fare la spesa o al mercato sono singolarmente entrate per una preghiera e soprattutto per accendere una candela. Peraltro le funzioni sono state seguite da numerosi fedeli sulla pagina facebook. Per la confessione il problema è più complesso perché prevede una presenza personale più ravvicinata tra confessore e penitente, per cui per la salvaguardia di entrambi ho scelto di non prevedere le confessioni se non in caso di estrema necessità. Resta comunque valido il decreto della Penitenzieria Apostolica».

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