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Covid-19 e ristorazione, crisi nera per i servizi di catering

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«Ci troviamo nell’incertezza più assoluta. Ogni giorno sentiamo voci diverse e nuove possibili disposizioni per quando finalmente si potranno riaprire le nostre attività economiche. E’ praticamente impossibile, al momento, fare previsioni. Sia ottimistiche sia pessimistiche». E’ questo lo stato d’animo di Ivan Ramella, titolare del ristorante Croce Bianca ad Oropa, rinomato anche per i servizi di “catering” esterni.

«In questa fase è davvero impensabile ipotizzare attività esterne – spiega il cuoco ed imprenditore -. Chi programmerebbe il proprio matrimonio pensando di avere familiari, parenti e amici con mascherine e guanti, obbligando tutti pure a stare un metro uno dall’altro? Questo tipo di attività potrebbe essere ipotizzabile per le aziende, immaginando un contesto lavorativo e professionale. Ma chi vuole vivere un evento gioioso, con misure anti-contagio? Quindi di questo aspetto della nostra attività proprio non è il caso di parlarne. E’ già difficile ipotizzare la semplice apertura del nostro ristorante».

Il pensiero di Ramella è in linea con quanto dichiarato dai colleghi Simone Frezzato, Sergio Vineis e Benito Possemato nell’ultimo numero de “La Nuova Provincia”: bene le aperture, ma con quali regole? “Chiaro – spiega infatti Ramella -. Quanti locali infatti hanno gli spazi per adeguarsi alle norme che pare saranno da rispettare? Ho letto di distanze e separazioni in plastica nei tavoli… Questo farebbe scappare i clienti. E quindi: ha senso aprire se poi nessuno entra dentro il locale perché mancano le condizioni minime per godersi un pranzo o una cena? Sono tutte valutazioni che molti colleghi del settore stanno facendo. Ed io con loro. Ecco perché voglio essere prudente e aspettare cosa deciderà il governo. Adesso è troppo presto. Spero che prevalga il buon senso e che le aperture siano accompagnate da misure adeguate e non da idee buone sulla carta, ma inapplicabili per chi deve poi davvero lavorare».

Ramella così conclude il suo ragionamento: «Prima c’è stata l’emergenza sanitaria, che aveva la precedenza su tutto. Ora si ragiona sulla possibilità di riaprire aziende e attività commerciali. Mi pare ci siano delle contraddizioni e delle assurdità. Ma confido che, con l’avvicinarsi della data fatidica delle aperture, chi di dovere renda possibile tirare su le saracinesche e lavorare a noi operatori del settore».

Paolo La Bua

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