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Covid-19, siamo pronti ad affrontare nuove ondate

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BIELLA -Il Covid-19 è tutt’altro che sconfitto, come dimostra il costante aumento del numero di contagi nelle ultime settimane, ma quanto accaduto in primavera non dovrebbe ripetersi con effetti altrettanto devastanti. La tragedia che ha provocato tante vittime ha infatti lasciato in eredità qualcosa di positivo: l’esperienza, quella che permette all’Asl di Biella di essere pronta ad affrontare un’eventuale seconda ondata. Ciò non significa che si può abbassare la guardia, anzi. La responsabilità e il comportamento individuali saranno fondamentali per evitare di rivivere l’incubo di marzo e aprile.
A spiegarci questo e altri aspetti è Diego Poggio, commissario dell’Azienda sanitaria locale, al quale abbiamo chiesto di fare un punto della situazione.
Avvocato, innanzitutto: ad oggi com’è il quadro dei contagi nel Biellese?
Nelle ultime settimane abbiamo riscontrato un leggero aumento del numero di persone in quarantena: al momento sono quindici. Ad esse si aggiunge un paziente ricoverato. L’incremento è legato ai rientri delle persone dall’estero.
L’Asl è pronta ad affrontare la probabile seconda ondata?
In questi mesi ci siamo adeguati alle disposizioni che ci ha dato la Regione. Stiamo provvedendo a incrementare le scorte di dispositivi medici, mascherine chirurgiche e farmaci utilizzati nel periodo dell’emergenza. Abbiamo scorte per i prossimi sei mesi. Per quanto riguarda le strutture e i ricoveri, in questo momento il reparto di Pneumologia – Malattie Infettive è attrezzato in modo da essere interamente dedicato all’accoglienza dei malati positivi al Covid. Dispone di 22 posti. Qualora ci fosse la necessità, saremmo comunque in grado di riconvertire altri reparti, come fatto a marzo, e ampliare in maniera consistente il numero di letti.
Cos’è cambiato rispetto a sei mesi fa, quando esplose l’epidemia cogliendoci impreparati?
È cambiata tutta la filiera dell’intercettazione del virus. Oggi siamo in grado di individuare i casi in modo più efficiente e precoce, questo ci consente di tracciare in maniera più puntuale eventuali focolai e di intervenire in modo più efficace. A marzo non avevamo contezza di quale potesse essere il quadro epidemiologico intorno a noi. Oggi abbiamo più strumenti.
Le case di riposo sono state particolarmente colpite durante la prima ondata. Su questo fronte sono state prese contromisure?
Sono ambiti dove probabilmente il Covid ha trovato maggiore espansione. Non sappiamo con esattezza quanti decessi siano stati legati al Covid, ma indubbiamente l’aumento della mortalità c’è stato. Oggi monitoriamo costantemente tutte le strutture per anziani, dalle quali ci vengono inviati report giornalieri. Ci informano in presenza di casi sospetti, in modo da intervenire tempestivamente con i tamponi e anticipare la diffusione del virus.
Più in generale quali sono le previsioni? Cosa ci attende?
Da una parte riapriranno le scuole, dall’altra inizierà il periodo influenzale, sicuramente questo potrebbe comportare un aumento dei casi di positività, ma siamo davvero sul terreno delle ipotesi. A breve partiremo con la campagna vaccinale antinfluenzale e speriamo che anche questo serva. Una rispondenza massiccia da parte della popolazione indubbiamente consentirebbe un migliore screening di chi ha manifestato sintomi potenzialmente riconducibili al Covid, che fondamentalmente all’inizio spesso sono simili.
La collaborazione dei cittadini in questa fase che importanza ha?
Primaria. Anche per questo vorremmo raccomandare a tutta la popolazione di continuare a seguire le prescrizioni su distanziamento sociale, utilizzo delle mascherine nei luoghi chiusi, lavaggio frequente delle mani… Tutte quelle accortezze che abbiamo interiorizzato in questi mesi e che sono fondamentali per impedire il diffondersi del virus come a marzo e aprile. Ancora non siamo fuori dall’emergenza. Continuiamo a mantenere le precauzioni necessarie per combatterlo.
A livello personale, non dev’essere stato facile guidare l’Asl in una situazione che, oggettivamente, non era mai stata affrontata prima.
È stata una sfida nuova e difficile, che ci ha impegnati molto e ha richiesto a tutti noi di mettere in campo tutte le conoscenze che avevamo, ognuno per la propria parte, sia da un punto di vista clinico che organizzativo. Questa emergenza ha tirato fuori il meglio e il peggio di ognuno di noi. Con il senno del poi è stato un periodo da cui si possono trarre molti insegnamenti, tant’è che stiamo predisponendo momenti di confronto tra le varie anime tecnico-sanitarie per mettere a frutto le esperienze migliori. Oggi siamo pronti ad affrontare un’eventuale recrudescenza dei contagi, ma non bisogna abbassare la guardia. Non vogliamo dare false sicurezze ai cittadini, ma vogliamo anche rassicurarli dicendo loro che questo periodo non è passato invano. Da quei momenti di paura e panico abbiamo imparato tanto. Adesso siamo più attrezzati e consapevoli di ciò che dobbiamo combattere. 
m.f.

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