Attualità
Coronavirus, le difficoltà mettono l’uomo a nudo
I momenti storici di grande difficoltà mettono l’uomo a nudo. Lo spogliano di ogni ipocrisia. Ciò che rimane è l’essenza della persona. La sua vera natura. Il suo “io” più autentico.
Lo sto constatando giorno per giorno da quando questa emergenza sanitaria è iniziata. Sto riscoprendo le persone attorno a me: alcune – poche in realtà, ma non per questo mi hanno ferito di meno – mi hanno deluso perché nel momento del bisogno si sono tirate indietro. Alle belle parole dei tempi di cielo blu non sono seguite le azioni adesso che siamo in piena tempesta.
Altre persone, la maggior parte, sono state conferme se non sorprese.
Persone che continuano a svolgere il loro lavoro non perché non abbiano paura ma nonostante la paura. Tutti siamo spaventati e attoniti innanzi a quello che sta accadendo. Eppure, assistiamo quotidianamente a gesti eroici che mi rendono orgoglioso di appartenere al genere umano e di essere italiano.
Siamo in guerra, una guerra totale che ci vede tutti soldati, dal bambino più piccolo costretto a casa all’anziano che non può nemmeno più andare a messa. Ognuno di noi deve fare la sua parte. Che significa, anche, andare a lavorare. Non lasciare soli coloro che hanno bisogno. Superare le rivalità, andare oltre le simpatie o antipatie reciproche.
Così, nel mio piccolo, ho trovato solidarietà e collaborazione da altre società fino a ieri – e di certo nuovamente domani – mie dirette concorrenti: oggi siamo commilitoni, fieri di combattere fianco a fianco questo nemico invisibile e forte ma senza un cuore, arma invincibile che ci porterà alla vittoria contro il Covid-19.
Abbiamo attivato un contratto di rete per la condivisione delle risorse assistenziali da impiegare nelle case di riposo per rendere meno massacranti i turni di lavoro del personale e stare vicini a ciascuno dei nostri anziani che sono i nostri papà, le nostre mamme, i nostri nonni.
Ho trovato ottimi collaboratori che mi hanno permesso di reperire mascherine che nel fine settimana abbiamo consegnato nelle aree rosse del Veneto e della Val Seriana nel Bergamasco, allungandoci fino al comando dei carabinieri di Serravalle Sesia che non aveva più protezioni da consegnare agli agenti impegnati a tutelare la nostra sicurezza sulle strade.
Nei giorni scorsi, un medico di Pavia mi ha inviato un messaggio in cui racconta, con disarmante semplicità, della fatica dello stare in corsia, dei tagli sul viso provocati dalla mascherina nelle tante ore passate tra gli ammalati senza bere o andare in bagno, della consapevolezza di quanto sia drammatica la situazione e della felicità, nonostante tutto, di poter dare il proprio contributo in prima linea.
A tutte queste persone vanno la mia riconoscenza e la mia commossa gratitudine. Siete la parte migliore, e più numerosa, del nostro grande popolo.
Agli altri, quelli che si sono nascosti dietro una falsa malattia come i 300 infermieri di Crotone, quelli che hanno fatto vincere la paura, quelli che hanno perso umanità, dico che sarà la loro coscienza, quando riemergerà alla fine di tutto, a punirli per il loro comportamento.
Francesco Montoro
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