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Chiudono quattro storiche attività in via Rosazza, sempre più deserto il cuore del centro di Chiavazza

C’è chi va in pensione, ma anche chi non regge più bollette e costi: «Impossibile andare avanti»

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BIELLA – Giù la saracinesca. Quattro passi a Chiavazza, in via Rosazza, quattro attività prossime alla chiusura. Senza appello, senza colpi di scena come quelli che si vedono nei film, tra i ciottoli del quartiere, nella parte più storica e antica del borgo chiavazzese, quattro negozi di lungo corso nei prossimi mesi abbasseranno le serrande. Decisione dura, non facile, ma sicuramente irreversibile.

La macelleria, la ferramenta, il negozio di alimentari e l’edicola; sembra uno di quei primi capitoli di una favola di paese, ma qui manca il lieto fine. La crisi energetica, i costi che lievitano e la concorrenza spietata non risparmiano nemmeno realtà che in passato avevano superato periodi di crisi nazionale e momenti storici certamente non favorevoli.

Risalendo da piazza XXV Aprile, dominata dal possente campanile, il quadro generale appare subito sconfortante. La macelleria di Antonio Andrè Nepote e Guido Galazzo è la prima sul percorso. «La situazione è chiara a tutti quanti, è diventato insostenibile andare avanti – spiegano i due soci -. Questa è un’attività storica, negli anni abbiamo visto di tutto. Andrà sempre peggio, continuare a tenere aperto non ha senso. Ci sono spese fuori dalla portata di tutti, vorrà dire che ci godremo entrambi la pensione».

Parole che fanno effetto, sono ancora molti gli abitanti del quartiere che preferiscono una visita al negozio di paese piuttosto che cercare rifornimento all’ingrosso. Poco più in là e qualche decina di metri più in su, dal lato opposto della strada, si trova la ferramenta (a conduzione familiare) dei fratelli Michele e Gabriele Galavotti; ecco il loro punto di vista: «Non ci resta che allinearci a quello che hanno già detto gli altri commercianti. L’attività è in vendita e tra fine ottobre e inizio novembre chiuderemo i battenti. I motivi sono tanti: non c’è solo l’aumento delle bollette, il costo dei materiali è schizzato alle stelle e competere con i numerosi supermercati sparsi sul territorio è ormai impossibile, ne aprono uno nuovo ogni mese. Anche la popolazione nei dintorni è decisamente diminuita, avevamo una clientela di una certa età e negli anni le visite si sono dimezzate. Dispiace mollare, cercheremo di vendere gli ultimi prodotti e poi lasceremo, ma questa cosa deve far riflettere tante persone».

Il percorso prosegue, sulla sinistra, all’angolo con via Angelo Mosca, si incrocia il negozio di Alimentari di Michele Palma. Non le manda a dire il proprietario dell’attività: «Non ci resta che chiudere. Abbiamo ricevuto delle bollette che non hanno senso di esistere, da maggio siamo passati da 300 a 1200 euro, follia. Ci sentiamo abbandonati e traditi, è un disastro su tutta la linea. Certe cifre le accetterei se fossi una fabbrica con centinaia di dipendenti, io sono una piccola realtà che negli anni ha combattuto e ha resistito, adesso la pazienza è finita».

L’ultimo esercizio sulla via è l’edicola di Vittoriano Celoria, altro negozio storico che nei prossimi mesi avrebbe festeggiato i 30 anni di attività. Il proprietario, prossimo alla pensione, lascerà e al momento nessuno si è ancora fatto avanti per rilevare l’attività. Preoccupati della situazione globale i passanti e i frequentatori di via Rosazza, questo il riassunto di alcune testimonianze raccolte: «Via Rosazza tra gli anni ’80-’90 era davvero il centro del commercio chiavazzese, si contavano più di trenta negozi e si faceva a gara per affittare i locali. Nel giro di trent’anni la situazione si è ribaltata, intorno al 2017 c’è stato il rifacimento del fondo stradale, ma nonostante ciò nessuno si è fatto avanti per aprire nuove realtà. Ormai è tutto destinato a sparire».

 

Davide Romagnoli

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