Attualità
Che fine ha fatto l’opera di Andreani ospitata ai Faggi?
E’ prevista una ricompensa per chi aiuterà a risolvere il mistero
BIELLA- Chi ha rubato il busto in marmo di donna del famoso artista Aldo Andreani, dal circolo dei “Faggi” di Biella? A chiederselo sono i proprietari dell’opera, una famiglia torinese che ha presentato una denuncia/querela contro ignoti al Tribunale di Biella.
L’oggetto scomparso
L’oggetto ha un valore approssimativo che varia dai 150 ai 250 mila euro, certificato da perizie di esperti in materia. Per provare a recuperare l’opera, gli eredi e legittimi proprietari della statua sono disposti anche a riconoscere una ricompensa in denaro, significativa visto il valore dell’oggetto, a chiunque sappia fornire informazioni importanti che consentano di recuperare il busto. Busto che in effetti ha un peso e una mole non indifferente e quindi, chiunque l’abbia sottratto, difficilmente è riuscito a farlo con semplicità e senza lasciare traccia. Il peso infatti si aggira intorno ai 200 chilogrammi.
Il busto in marmo di donna dell’artista torinese Aldo Andreani, famoso sculture del secolo scorso, ha una storia particolare.
La proprietaria dell’oggetto infatti negli anni passati l’aveva ceduta in comodato gratuito al genero, di professione osteopatia, che la utilizzava come elemento ornamentale nei suoi studi professionali, prima in Piazza Duomo a Biella e poi nel circolo “I Faggi”. Nel 2014 la statua è passata di mano, ancora in comodato gratuito, a un altro osteopata, che esercitava sempre all’interno del famoso circolo tennistico cittadino. Nell’agosto del 2020 la proprietaria della statua ha chiesto lumi per riavere indietro l’oggetto, scoprendo da una serie di colloqui che l’oggetto non era presente all’interno della struttura che per circa un anno, nel periodo intercorso tra la vecchia gestione e quella subentrante, è rimasta praticamente abbandonata.
La denuncia alle autorità
Da qui la denuncia all’autorità giudiziaria, per provare a far luce su quanto avvenuto e accertare le eventuali responsabilità legate ai diversi soggetti che gestivano il circolo e coloro che ci lavoravano all’interno. Sui fatti indagano gli uomini della questura di Biella, che avrebbero già interrogato alcune persone informate sui fatti. L’avvocato Pietro Barrasso, che difende gli interessi della famiglia torinese proprietaria dell’opera, è contattabile attraverso il seguente indirizzo di posta elettronica: avvpietrobarrasso@gmail.com
p.l.b
Continua a leggere le notizie de La Provincia di Biella e segui la nostra pagina Facebook