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Cercando un senso che sta sfuggendo

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Fonzarelli di provincia

BIELLA – Leggo spesso i giornali locali, come spero stiate facendo voi in questo momento. A volte è un esercizio noioso e un po’ sterile, altre volte c’è da farsi qualche risata. Il piglio provincialotto è però comune a tutte le testate, biellesi e non. Restano comunque un insostituibile strumento di comunità: difficile pensarci senza. E non di certo facile pensarli diversi da come sono.

Tra le loro colonne ci scorrono vita morte e miracoli, compresi invidie e un discreto eccesso di copiaincolla, di un territorio circoscritto dalla nostra quotidianità. Per chi è lontano, l’avvento del digitale lo ha avvicinato all’accadere locale in cui ha lasciato conoscenze e affetti. A chi è vicino forniscono sovente gli alimenti per l’inevitabile chiacchiericcio da bar sport. A chi è anziano, ricordano l’inesorabile scomparire della sua generazione. Dinamiche di ogni comunità che si possa ritenere tale, appunto.

Di solito contengono anche rubriche di annunci di ogni genere, di varia utilità. Solo che, in quest’epoca della politica degli annunci, gli annunci della politica diventano notizia e vengono ospitati nelle pagine di cronaca cittadina: un’anomalia irrisolvibile, mi sa. È a questo proposito che ho letto dell’annunciata revisione della Ztl in città, da parte dell’amministrazione locale. Non che la faccenda mi preoccupi più di tanto, vivendo la rassegnazione del caso, ma qualche riflessione me l’ha stimolata.

La prima è l’interpretazione letterale della realtà che ne fa un’amministrazione leghista: visto che il Pd è ormai definito il Partito della Ztl, grazie alla sua – vera o presunta è un altro tema – attitudine snob ed elitaria, eliminiamo la Ztl! Una surreale metafora dello scontro politico, che vede i vincitori annullare fisicamente il metafisico feudo elettorale dell’avversario. Altra riflessione, molto più terrena, è che ogni amministrazione, fin dal suo insediamento, comincia a mettere mano a Ztl varie e sensi unici. Con piccole o grandi, ma sempre cicliche rivoluzioni della viabilità cittadina.

Amministrazioni in cerca di senso, mi vien da dire. Che loro ce l’hanno unico e alternato, col significato che destra o sinistra poco importa se non è il lato guida. Loro lo cambiano a prescindere, a seconda di come gli vien comodo svoltare, a destra o a sinistra appunto. Siamo noi a dover resettare la memoria stradale a ogni cambio d’amministrazione, più che di marcia. Che tutto sia relativo l’abbiamo stabilito da tempo, ma che non ci possa essere un senso unico che abbia un unico senso neppure nella più piccola via del centro è alquanto paradossale.

So che i problemi son altri, e lo dico per rasserenare un poco i professionisti del benaltrismo, ma questo dà bene la cifra dello spessore politico-amministrativo col quale abbiamo a che fare. Sono sempre i dettagli a fare la differenza ed è lì che si nasconde il diavolo, secondo la credenza popolare del detto. Negli anni abbiamo assistito a ingrassamento e dimagrimento delle Ztl, accessi a orari limitati illimitati e tirati a sorte (una sfida: chi di voi ricorda a memoria gli orari di accesso al Piazzo?); a sensi unici diventati multipli e con periodico cambio di direzione; a rotonde comparse e scomparse, e a volte persino invisibili; a parcheggi bianchi blu a lisca di pesce oppure no.

A questo punto mi abbandono al lusso di una citazione, estrapolando dal loro contesto i versi di un gioiellino di canzone degli anni ’90 che in pochissimi ricorderanno, senza scomodare il Vasco Rossi nazionalpopolare che vorrebbe trovare un senso a questa situazione, anche se questa situazione un senso non ce l’ha: “Quanto tempo durerà ancora questo triste momento / quando non ci saranno più voci ma un solo momento / Cercando un senso che sta sfuggendo agli occhi del mondo / Nero bianco mai più divisi da questo scompenso / perché lo scontro può essere incontro / se anche tu proverai a cercare un senso. Unico, vien da dire.
Lele Ghisio

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