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Carnevale l’ultimo processo al Babi di Beppe Pellitteri

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Carnevale l’ultimo processo al Babi di Beppe Pellitteri

«Tutte le cose hanno un inizio e una fine. Oggi è arrivato il momento di ritirarsi in buon ordine». Così Beppe Pellitteri annuncia il definitivo addio al processo del Babi e alla sua lunga carriera iniziata nel lontano 1983. Una decisione difficile ancor più per la ragioni che gli stanno dietro.
«Negli ultimi anni – afferma – la società si è notevolmente imbruttita, è diventata cattiva. Una volta una battuta su un politico, su un personaggio famoso veniva presa per quello che era, una battuta scherzosa e nulla più. Magari si dibatteva se fosse divertente o meno ma null’altro. Oggi invece è l’occasione per scatenare rabbia e rancore, insulti di ogni tipo se non minacce. Ovviamente questo non vale solo per la satira. Il Papa dice una cosa e giù insulti, il Presidente della Repubblica ne dice un’altra, e giù insulti. In questo clima non mi ci ritrovo più».
Non ci sono possibilità di un ripensamento? In un ruolo non più da protagonista, magari come autore dei testi?
«Assolutamente no. Come ho detto le ragioni dell’abbandono sono motivazione serie e non lasciano spazio alle mezze misure».
Non deve essere facile lasciare la scena teatrale quando il consenso degli spettatori rimane sempre immutato ad alti livelli.
«Certamente si è trattata di una decisione resa ancora più difficile dal clima di consenso intorno al processo, come sempre seguitissimo. Ringrazio sinceramente quanti nel corso di questi tantissimi anni ci hanno dimostrato il loro apprezzamento ma ora voglio ritirarmi nella mia casa tra le nuvole di Bielmonte e guardare il mondo da lassù»,
In questi quasi 40 anni ne ha raccontate di tutti i colori. Qual è stata la cosa che l’ha più divertita?
«Il periodo satiricamente più proficuo è quello di una ventina di anni fa quando in politica si sono affacciati i manager, gli scienziati, quelli che in base al loro trascorsi professionali volevano insegnare al mondo come vivere. Ne ho viste di tutti i colori, al limite della fantascienza ma la cazzata più cazzata è stata certamente l’illuminazione del Mucrone. Uno si alza la mattina e dopo aver pensato tutta la notte cosa fa per risolvere i problemi dei cittadini? Illumina il Mucrone. Come satirico ringrazio il Signore per avermi dato la possibilità di vivere un momento del genere, indimenticabile».

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