Attualità
Biella, giorni di un futuro passato

Dal 4 maggio forse si riparte e anche Biella si prepara a risorgere dalle ceneri come una fenice stanca che ha mangiato troppa polenta e cervo, appesantita da tanti decreti che ne hanno minato lo spirito. Sarà davvero una ripartenza in grande stile? Oppure l’ennesima prova generale di qualcosa che qui non c’è mai stato, l’aggregazione.
Sì perché salvo sporadici eventi programmati di grande impatto, la città non ha mai dato sfoggio di coesione e in ogni caso, ha sempre trovato il pelo nell’uovo anche quando l’uovo non c’era.
Ora tutti a lamentarsi di ciò che non c’è più quando fino a pochi mesi fa, gli stessi, si lamentavano di ciò che c’era. Ed eccoci qui a rimpiangere il mercato europeo, che rubava clienti ai negozi di zona, che aveva prezzi troppo alti, che sacrificava agnellini su altari e bracieri, peggio di un capitolo del vecchio testamento. Tutti a chiederci, ma tornerà Bolle di Malto, quando neanche un anno fa si urlava allo scandalo per il costo della birra, il volume della musica e il traffico congestionato, e il Reload?
Lo stesso che riempì le pagine dei quotidiani locali per presunte sovvenzioni, giuste o sbagliate, generando una sequela di botta e risposta imbarazzanti tra maggioranza e opposizione.
Non dimentichiamoci dei centri commerciali aperti sabato, domenica, festivi e pre festivi, quando solo pochi mesi orsono tutti li volevano chiusi perché poveri dipendenti hanno il diritto di stare a casa con la propria famiglia.
Insomma, tra poco vedremo se abbiamo imparato la lezione oppure se magicamente Biella tornerà ad essere quel buco di culo rancoroso per ciò che non c’è più e sempre pronto a criticare ciò che c’è, solo perché c’è.
La fase 1 ci ha insegnato a rinunciare all’ovvio, al superfluo e a volte al necessario, la fase 2 ci proietterà in una lenta ripartenza, sicuri che la prima cosa a smuoversi non sarà la voglia di ricominciare ma solo quella di criticare, che se producesse guadagno, allora Biella sarebbe davvero una super potenza economica, invece dell’ennesimo paesello che si crede una grande città.
La Biella che piaceVa
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