Attualità
Benzina a 1.95, metano oltre i 2 euro. Confartigianato: “Escalation senza precedenti”
La situazione è critica.
Confartigianato chiede interventi immediati per calmierare i prezzi. Felici (Presidente di Confartigianato Imprese Piemonte): “prima ci invitano a sostenere i combustibili alternativi con il blocco auto e poi ci impongono costi insostenibili”.
La scure degli aumenti energetici colpisce duro, specialmente per quanto riguarda il gas (considerato il più green), che raddoppia, rispetto a gasolio e benzina che sono comunque in costante aumento.
Come riporta Prima Novara per ritrovare prezzi dei carburanti così alti, bisogna tornare indietro al 2014. Negli ultimi giorni si sono registrati ancora dei rialzi dei prezzi, con la benzina che è arrivata a costare anche 1,95 euro al litro (per il “servito”, fino a 1,74 al self service), mentre il gasolio costa anche 1,84 euro al litro (sempre in modalità “servito”, mentre al fai-da-te costa in media 1,70 euro al litro). Per il metano secondo uno studio del Mise, condotto assieme alla rivista ‘Altro Consumo’, il rincaro negli ultimi tre mesi si attesta sopra il 25%. Oggi il prezzo del metano supera i 2 euro al chilo.
L’impennata sarebbe dovuta soprattutto all’aumento dei prezzi di contratto per il mese di ottobre. Tra le altre motivazioni ci sarebbero la scarsa programmazione nell’approvvigionamento dei carburanti con un basso livello di stoccaggio dei siti, l’aumentata richiesta di energia a seguito della ripresa economica asiatica, i tagli consistenti di fornitura all’Europa da parte della Russia causati da lavori di manutenzione e l’escalation inarrestabile dei prezzi delle materie prime.
“La situazione è molto critica – sottolinea Giorgio Felici, Presidente di Confartigianato Imprese Piemonte – e sta rischiando di mettere in ginocchio il comparto dei trasporti e il suo indotto. Le imprese più penalizzate sono quelle che hanno sostituito i propri mezzi con gli Euro 6, che vanno tutti ad Adblue, l’additivo che taglia le emissioni di azoto dei motori diesel euro 5 e 6. A rimetterci sono quindi i camion di ultima generazione, pensati per abbattere l’ossido di azoto. Peccato, però, che uno dei più grandi produttori di Adblue abbia fermato la produzione e le imprese che hanno cambiato i propri mezzi per tutelare l’ambiente si ritrovino oggi a non poter nemmeno accendere il proprio mezzo. Prima ci invitano a sostenere i combustibili alternativi con il blocco auto a singhiozzo e poi ci impongono costi insostenibili, con il paradosso che tutte le imprese che non hanno investito nel cambio mezzi e non hanno fatto la riconversione sono libere di circolare”.
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