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Anziana costretta a vivere al freddo: vergognosa situazione in un alloggio delle case popolari al Villaggio

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Per combattere il freddo in casa non accende il riscaldamento, ma indossa maglioni, guanti e giacche pesanti. Non lo fa per risparmiare, né per motivi ecologici, bensì perché non ha altra scelta: la caldaia della sua abitazione è fuori uso ormai da maggio e nessuno interviene per sostituirla. Poteva preoccuparsene prima, si potrebbe pensare, ma non è così, perché la protagonista di questa vicenda kafkiana vive in un alloggio dell’Atc e dunque non può intervenire direttamente.

Dopo settimane di tentativi andati a vuoto, la signora Maria (il nome è di fantasia, la vicenda no), pensionata biellese residente in città, in un palazzo di via Donato, è esasperata. E comprensibilmente infreddolita. Trascorrere il mese di novembre senza riscaldamento, all’età di settant’anni, non è certamente il modo migliore per preservare la propria salute.
«La prima volta che ho segnalato il problema – racconta la settantenne – era maggio, eravamo ancora in primavera. Ora sta per iniziare l’inverno, ma la caldaia rotta è ancora lì».
Un guaio che non si ripercuote soltanto sui termosifoni, ovviamente spenti, ma anche sull’acqua.
«Senza caldaia – spiega Maria – è una tragedia anche lavarsi. Per farlo sono costretta a riempire due pentole d’acqua e a metterle sul fuoco. Quando raggiunge la giusta temperatura, la verso nelle caraffe e mi lavo così».
La signora non capisce la ragione di questi tempi lunghissimi: «A maggio ho portato negli uffici dell’Atc tutta la documentazione della caldaia – racconta ancora -, anche quella relativa alla pulizia e alla manutenzione, effettuate puntualmente. Dopo 23 anni purtroppo ha smesso di funzionare, non è nemmeno più a norma, va sostituita. E invece continuano a rimandare. E’ frustrante, mi sento presa in giro, anche perché ho sempre pagato l’affitto regolarmente».

La scorsa settimana è stato effettuato un sopralluogo a casa sua e la donna ha sperato che finalmente la situazione si sbloccasse. Invece nulla: «Hanno detto che avrebbero risolto entro una settimana, ma niente. Mercoledì mattina ho chiamato per l’ennesima volta, mi è stato risposto: “Devo sentire la ditta”. Ma quanto ci vuole a contattare questa ditta? In questi mesi mi sono recata negli uffici dell’Atc parecchie volte ma è servito a poco, c’è sempre una scusa: una volta non ci sono soldi, un’altra manca un foglio, poi bisogna confrontarsi con la ditta… Loro fanno orecchie da mercante, nel frattempo io, a settant’anni, rimango al freddo e sono costretta a lavarmi usando le caraffe di acqua calda. Spero che qualcuno intervenga al più presto».

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