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Al Bra Day in duecento ad ascoltare il racconto delle donne

Fondo Edo Tempia

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Si chiamano Anna Maria, Marzia, Lella, Lia, Annalisa, nomi che hanno scandito con orgoglio in una delle tre tracce podcast realizzate da Chiara Verrua, una di loro. In comune hanno il percorso che le ha portate ad affrontare e superare (SuperiAmo è, non a caso, il nome del loro gruppo) un tumore al seno, una strada in salita lungo la quale hanno trovato tante mani a sostenerle. Di questo aiuto e di tutte le ansie e le gioie provate nel loro cammino hanno parlato martedì 15 ottobre, in una seconda, emozionante edizione del Bra Day, l’evento con cui, nel mese di ottobre dedicato alla sensibilizzazione, Fondo Edo Tempia e Azienda sanitaria di Biella accendono una luce sul cancro alla mammella e sul percorso per prevenirlo, curarlo, uscirne più forti di prima. Circa duecento persone si sono radunate nella sala convegni di palazzo Gromo Losa per ascoltare la loro voce, guidata da quelle di Adriana Paduos, senologa e direttore sanitario del Fondo Edo Tempia, e di Massimiliano Bortolini, il chirurgo responsabile della “breast unit” dell’ospedale di Biella, l’unità dedicata alla presa in carico delle pazienti di tumore al seno, dal momento della diagnosi fino al percorso dopo la malattia.

Al Bra Day in duecento ad ascoltare il racconto delle donne

È di questo lungo cammino che, durante la serata, si sono ripercorse le tappe, cominciando subito con le emozioni forti, quelle di un medico che deve comunicare alla sua paziente che ha il cancro. La voce di Adriana Paduos, in uno dei frammenti di podcast, ha raccontato come sia quello il primo momento in cui dentro la professionalità di un camice bianco debba battere il cuore di una persona sensibile alle angosce e alle paure di chi ha di fronte. Una sensibilità che a Biella, secondo proprio le testimonianze delle donne e non solo, non manca: «Quando faccio il nome di una delle infermiere di riferimento che prendono in carico le pazienti, vedo i volti che si rassicurano». E l’umanità e il calore di un ospedale di provincia si nota di più se si ha avuto l’esperienza di centri più grandi, come quello dove è stata operata una delle donne: «Mi hanno lasciata da sola in una stanza a cambiarmi, sono salita da sola sul lettino che mi avrebbe portato in sala operatoria. Biella ha un ospedale grande, anche se piccolo nelle dimensioni, in cui queste cose non accadono».

Le testimonianze

A Biella del resto c’è tutto, come hanno raccontato passo dopo passo le pazienti stesse. La breast unit, dati alla mano, sta aumentando la sua attività, segno della fiducia di chi si ammala che non sente il bisogno di cercare qualcosa di meglio altrove. E prima, durante e dopo interventi chirurgici e terapie, c’è il sostegno delle varie attività del Fondo Edo Tempia: il centro di ascolto psicologico con i suoi duemila colloqui ogni anno («È così importante essere ascoltati» ha detto una testimone «e il servizio è gratuito»), il dignicap che permette alle donne che affrontano la chemioterapia di evitare il triste effetto collaterale della perdita dei capelli («E se non si diventa calve, non si viene guardate come se si fosse malate» ha raccontato un’altra donna), i laboratori per sentirsi belle imparando a truccarsi e a curare i segni lasciati dalle terapie, il servizio che mette a disposizione le parrucche per chi i capelli li ha persi comunque, nato dalla generosità della famiglia di una donna a cui il tumore al seno non ha dato scampo, le attività fisiche per la riabilitazione e la musicoterapia «che insegna, quando si sente l’ansia, a tenere nel cuore le note che rilassano». Tra le tante emozioni, il momento che ha commosso tutti è arrivato grazie al quadro dipinto da una bambina. La madre aveva appena raccontato di come, saputo della diagnosi, il primo pensiero fosse stato come spiegarlo ai suoi figli: «Ho scelto di non dire loro bugie». Il Progetto Bambini del Fondo Edo Tempia ha fatto il resto e, nel laboratorio di arteterapia, è nata un’opera che Aurora, la figlia, conserva ancora: ritrae un ospedale sormontato da un cuore rosso, immaginato come un posto bello e non come il luogo che fa paura. «È luminoso, accogliente, c’è un cuore che batte» ha osservato Adriana Paduos. «C’è tutto».

Nella serata, sostenuta da Lipoelastic, ortopedia Pozzato e Piumini Danesi e ospitata dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Biella, c’è stato spazio anche per presentare una nuova iniziativa frutto del binomio tra il progetto GenomicArt e il laboratorio artigianale Barbera Biella che ha realizzato un paio di scarpe, con il logo del progetto che ha legato arte e ricerca scientifica impresso dalle mani dei tatuatori di Biella Tattoo. Sono in vendita nel negozio di via Trento e il ricavato andrà interamente al Fondo Edo Tempia.

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