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A Pettinengo potete ammirare “La madere dell’ucciso”

Un’opera di rara bellezza

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PETTINENGO – Non c’è dubbio che spesso ciò che più affascina i visitatori al Museo delle Migrazioni, Cammini e Storie di Popoli di Pettinengo, sia la scultura che domina la seconda sala, ossia “La Madre dell’ucciso”, per la sua bellezza, per i suoi significati e per la sua storia.

L’aspetto cruciale della vicenda è che, sebbene l’artista nuorese Francesco Ciusa realizzò l’originale in gesso per esporla alla Biennale di Venezia nel 1907, la versione esposta al Museo delle Migrazioni è l’unica copia in marmo di cui si è tutt’oggi a conoscenza, ed è proprio in questa sede che la scultura venne esposta per la prima volta, nel 2017, a un pubblico più ampio dopo decenni passati nel giardino di villa “La Malpenga” di Vigliano Biellese.

A impressionare è proprio il fatto che, pur essendo costata 68.000 Lire all’industriale Vittorio Buratti, pagate a rate nel 1942, la statua sia stata come dimenticata all’esterno della villa per decenni, vittima delle intemperie e del tempo. Eppure, la statua conserva una sua bellezza unica e densa, non solo per la solennità e la durezza del volto della donna e per i minuziosi dettagli, come quelli delle mani e del vestiario, ma anche per la realtà sarda di inizio Novecento che permette di ripercorrere.

Il Museo delle Migrazioni è aperto tutte le domeniche fino al 26 settembre, dalle 14.30 alle 18.30.

Marta Campana

Nell’immagine, la statua marmorea di “La Madre dell’ucciso” di Francesco Ciusa esposta al Museo di Pettinengo

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