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Tra le righe

Il difficile è stare in mezzo

La rubrica di Enrico Neiretti

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“Sottocoppia” è un’espressione usata in gergo motoristico che indica un regime di rotazione del motore inferiore a quello in cui esso esprime -appunto- la coppia massima. Senza cadere in tecnicismi, il regime di coppia massima è quello in cui il motore “gira” meglio, è più efficiente.

Ergo, un regime sottocoppia indica generalmente un utilizzo non ottimale del motore, un movimento spesso recalcitrante degli organi meccanici, una fase in cui il mezzo non funziona al meglio.

Ma, come in ogni situazione, ci sono delle eccezioni, o –meglio- delle sfumature, che fanno sì che qualcosa di piacevole si sveli anche in questo movimento un po’ grezzo e “sporco” del motore.

Mentre salgo in motocicletta lungo i tornanti che portano a Ronco Biellese, e poi su verso Zumaglia, mentre descrivo le curve che portano a Pettinengo e mi interrogo su quale percorso seguire, mi capita di evitare di scalare marcia e mi ritrovo con il motore che attraversa una lieve incertezza prima di riprendere vigore e spingere con decisione. E ’un breve intermezzo in cui i pistoni paiono esitare un po’, qualche vibrazione morbida si trasmette sino al manubrio, il suono dello scarico si fa un po ’cupo. E devo dire che queste sensazioni non sono affatto spiacevoli.

Mentre guido a passo lento attraverso la grande balconata di Pettinengo e scendo verso Valdilana per risalire subito lungo i ripidi tornanti che tagliano il bosco sotto Camandona, penso che in fondo nel funzionamento di un motore, nell’andare lungo la strada, nel movimento di una motocicletta, c’è una rappresentazione abbastanza fedele delle dinamiche umane.

Del resto uno dei romanzi più conosciuti e longevi degli ultimi decenni racconta proprio questo: tutti o quasi conoscono, perlomeno nel titolo,“ Lo Zen e l’arte della manutenzione della motocicletta” di Robert M. Pirsig, un racconto in cui le note di viaggio si mescolano a riflessioni filosofiche e ad osservazioni sulla vita.

Ecco che il mio andare lento a bordo della mia moto per strade secondarie, tra boschi freschi e profumati e antichi borghi di pietra, assume un significato profondo, quello di un’esperienza sensoriale intensa, di una ricerca di armonia, bellezza, pace, contrapposta al caos infuocato dei giorni lavorativi.

E quel “sottocoppia”, quella piacevole esitazione che prelude e sottolinea la bellezza della mia danza tra i tornanti, mi fa pensare a tanti attimi di imperfezione esistenziale che a ben guardare non sono affatto momenti difettosi, ma mostrano la possibilità di esplorare il mondo da prospettive differenti.

Differenti come i tratti di strada secondaria che ho eletto a miei luoghi del cuore: percorsi ricchi di curve, di alberi, di prati, ammantati dall’odore del bosco, dell’erba, dell’acqua. Una scoperta, quasi un’epifania che mostra come rallentando il passo e acuendo lo sguardo la realtà sveli il meglio di ciò che possiede.

Attraverso il ponte della Pistolesa con un brivido per tutto quel verde che mi sovrasta su verso la montagna, e che io domino dalle balaustre del ponte. Lì alcuni ragazzi si stanno preparando per il bungee jumping, il salto nel vuoto appesi ad un elastico; una scarica velocissima e violenta di adrenalina che si consuma in pochi secondi: no, decisamente non fa per me.

Da lì alla confluenza con la strada principale che sale a Bielmonte è un attimo: purtroppo il traffico di una domenica mattina d’estate mi fagocita all’istante.

Addio lieve e piacevole sottocoppia, addio traiettorie pennellate e danzanti.

Tre auto mi precedono a passo discontinuo, accelerando lungo i tratti dritti e frenando bruscamente in curva. Inizia un’agonia, un lavorio continuo di freni, frizione, cambio. Cerco un varco per superare ma il flusso nel verso opposto non me lo permette.

Ma il peggio deve ancora arrivare: da lì a qualche istante uno stormo di motociclisti velocissimi mi piomba alle spalle: i cavalieri dell’apocalisse si annunciano con moto ipertecnologiche che non ammettono sottocoppia, caschi integrali con visiera fumè, tutte fascianti, stivali da gran premio. In un attimo sono in mezzo allo sciame con moto che mi passano a destra e manca, che mi stringono mostrando gli scarichi urlanti prima di invadere la corsia opposta per liberarsi dei maldestri automobilisti.

Per fortuna la tempesta dura poco. I rabbiosi motards se ne vanno e io riesco persino ad avere la meglio sulla carovana di auto.

Arrivo al Bocchetto Sessera e mi fermo per un istante. E mi viene da pensare che anche questo episodio ha un suo significato che non mi è affatto nuovo: nella vita sociale è sempre più difficile occupare una posizione mediana, meditata e ragionevole. Lo spazio fisico e mentale della nostra vita è occupato da opposti estremismi, da posizioni inconciliabili che fanno scintille tra di loro ma che in qualche modo convivono. I veri corpi estranei sono quelli che stanno nel mezzo: troppo veloci per taluni, fastidiosamente lenti per altri.

Forse bisogna proprio cercare strade laterali, secondarie, nascoste dagli alberi; strade dove praticare la contemplazione, procedendo con il motore che di tanto in tanto gira sottocoppia.

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