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Neve, Mondiale, Calcio amatoriale

Il commento di Davide Romagnoli

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La vittoria di Messi, portato in trionfo con la coppa al cielo come Maradona 36 anni prima, è la cornice indelebile che resta appiccicata agli occhi di tutti noi tifosi al termine di un campionato del mondo diverso, contestato, ma che in fin dei conti è anche piaciuto. Una finale epica tra Argentina e Francia, già definita “la partita del secolo”, non può e non deve essere dimenticata, al netto del tema diritti sociali, macchia più grande della rassegna qatariota.

In inverno, con i tornei nazionali spaccati in due, in un paese senza storia calcistica di alcun tipo, i mondiali del 2022 hanno lasciato un solco nella concezione di un calcio moderno, dove se il romanticismo vuole spazio lo deve cercare per vie traverse, senza la precedenza su altri fattori che più interessano quelli che muovono capitali e pedine. Agli argentini il successo e a noi italiani la magra consolazione di aver evitato la doppietta dei cugini francesi (dopo la vittoria transalpina in Russia nel 2018), riuscita solamente al nostro Vittorio Pozzo e all’Italia che fu anche di Silvio Piola. Quello in Qatar è stato il mondiale col maggior numero di reti segnate e in qualche modo abbiamo nutrito la voglia di arrabbiarci e gioire per chi tifiamo veramente.

In un certo senso, ci siamo disabituati ad aspettare il turno di campionato, il match di Champions e a fare la formazione al fantacalcio; roba da star male solo a pensarci. Invece no, lo stop ci ha quasi reso la vita più semplice: disintossicarci da tutta questa routine ha permesso (forse) che diventassimo sportivi migliori, distaccati dal destino della nostra squadra del cuore.

Siamo entrati in un circolo talmente rilassante che addirittura si è pensato di fermare in anticipo anche i campionati locali. La causa è la più comune in questo periodo dell’anno: la neve. Il Comitato Regionale di Piemonte e Valle d’Aosta ha preferito salvaguardare lo stato dei manti erbosi, sospendendo con una certa rapidità tutti i campionati dall’Eccellenza a scendere. Difficile pensare di poter valutare caso per caso, zona per zona, ma l’amaro in bocca resta sempre di fronte a certi imprevisti, una beffa doppia considerando l’atteso derby Biellese-Cossato rimandato a data da destinarsi. E quindi come evitarle queste situazioni? La risposta non è facile e nemmeno immediata, ma basta spostare lo sguardo un po’ più in là per trovare feedback confortanti.

Immerso in una sfera in espansione, il calcio amatoriale biellese (campionato a 7, entrando nello specifico) venerdì scorso, nonostante la nevicata delle ore precedenti, ha regolarmente mandato in campo Nottingham e Le Riserve sul campo dello Sportec di Gaglianico in orario serale. Certo, si parla di un terreno sintetico e questo facilita la gestione del problema neve, ma grazie alla cura del responsabile del centro (Luca Debernardi) e all’organizzazione attiva dei tornei da parte del presidente ACSI Biella (Pino Lopez) la partita si è potuta svolgere normalmente. Insomma, senza allargarci troppo le cose possono essere svolte con cognizione di causa. Un plauso al calcio amatoriale biellese per l’esempio di come provare a trovare soluzioni efficaci in condizioni poco ideali. Entusiasmo che si tocca con mano per una bella realtà che merita spazio e considerazione.

In fondo se i mondiali li hanno disputati nel deserto, a Biella possiamo giocare anche sulla neve.

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