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Va in pensione il dottor Alberto Azzoni

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Trentasei anni al servizio dell’Azienda Sanitaria Locale di Biella ed è giunto anche per Alberto Azzoni, responsabile della Struttura Semplice Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva, il momento del pensionamento.

Trentasei anni al servizio dell’Azienda Sanitaria Locale di Biella ed è giunto anche per Alberto Azzoni, responsabile della Struttura Semplice Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva, il momento del pensionamento.

La sua attività all’Ospedale degli Infermi è iniziata nel maggio del 1979, come assistente nel reparto di Medicina, diretto all’epoca dal professor Casassa.

«In quegli anni, la tecnologia era alquanto povera -spiega Azzoni-: il medico poteva contare al massimo su qualche esame radiologico (niente ecografia e niente TAC, né risonanza magnetica), su pochi esami del sangue e molto sulla raccolta dell’anamnesi e sulla “semeiotica” cioè la ricerca dei segni fisici con cui le malattie si manifestavano. Era un lavoro fatto di deduzioni e induzioni che non sempre potevano essere confermate da esami strumentali: eri, insomma, costretto ad aguzzare la mente per poter formulare una diagnosi plausibile».

Le aree di specializzazione, poi, erano poche: nel reparto di Medicina Generale si trovavano persone malate sia di tumore, sia di diabete oppure con la brocopolmonite, la cirrosi epatica o la leucemia: «Fu una esperienza che negli anni successivi, quando restrinsi il mio campo d’interesse alla Gastroenterologia, mi aiutò molto a comprendere le persone nel loro insieme e a non considerarle solamente come il lungo tubo contorto attraverso cui si alimentavano».

In 36 anni di attività molte cose sono cambiate. La ricerca tecnologica ha messo a disposizione strumenti sempre più sofisticati e, per quanto riguarda l’endoscopia, si è arrivati alla possibilità di esplorare l’intero canale digestivo, da un’estremità all’altra. Quando, poi, negli anni Novanta, la Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva è divenuta una vera e propria struttura operativa sempre più organizzata, oltre 5mila biellesi all’anno si sono rivolti a questo servizio per risolvere i propri problemi di salute in presenza di mal di pancia, cattiva digestione o di altri sintomi considerati banali, ma talvolta spie di malattie molto gravi, tra cui i tumori.

Proprio nel campo delle neoplasie, i progressi dell’endoscopia hanno permesso di ottenere importanti risultati: in tema di prevenzione, con la collaborazione del Fondo Edo Tempia, nel programma di screening dei tumori del colon-retto, ogni anno circa 600 biellesi senza sintomi si sottopongono ad un esame endoscopico che, frequentemente, permette di riconoscere e rimuovere lesioni che, col passare del tempo, potrebbero trasformarsi in tumori. Anche le cure sono cambiate: alcuni tumori iniziali, che una volta erano affidati alla chirurgia vera e propria, ora possono giovarsi della asportazione endoscopica con risultati altrettanto validi. Inoltre, ogni anno all’Ospedale degli Infermi numerose endoprotesi vengono impiantate endoscopicamente per mitigare i sintomi dei tumori gastro-intestinali o bilio-pancreatici non operabili, garantendo una migliore qualità di vita.

Con il passare degli anni queste procedure si sono sempre più affinate e sempre meglio integrate nella strategia oncologica: ormai da anni, al “Degli Infermi” il gastroenterologo si incontra settimanalmente con il chirurgo, l’oncologo, il patologo e il radioterapista per mettere a punto il miglior percorso terapeutico condiviso per ogni singolo caso. Anche nelle patologie benigne bilio-pancreatiche il ruolo dell’endoscopia e della chirurgia spesso si intersecano e integrano per risolvere problemi complessi, a volte non meno di quelli neoplastici. Ogni anno il nosocomio biellese esegue circa 150 procedure endoscopiche per queste patologie, dato in linea con le altre strutture sanitarie del Piemonte, sulla base del bacino d’utenza. In alcune malattie neurologiche, come il morbo di Parkinson, la collaborazione tra specialisti apparentemente lontani, quali il neurologo e il gastroenterologo, permette di ottenere risultati terapeutici insperati; attualmente sono oltre 30 i pazienti che si avvalgono di una terapia farmacologica specifica, somministrata attraverso un sistema impiantato endoscopicamente al “Degli Infermi”. Questa casistica è sicuramente la più importante del nord Italia, considerando che alcuni dei pazienti trattati provengono anche da fuori provincia e regione, essendo la Neurologia dell’ASL BI un polo di attrazione anche oltre i confini provinciali.

«Attraverso queste collaborazioni nel nostro ospedale è cresciuto negli anni un team vivace ed affiatato in cui ciascun componente ha la certezza di poter contare sulle massime competenze di ognuno -prosegue Azzoni-: si è così creato un clima di fiducia reciproca, indispensabile al buon esito di cure molto delicate e impegnative. E’ certamente questo uno degli aspetti a cui più mi costerà rinunciare. Lo staff di colleghi e infermieri che ha con me condiviso il lavoro, spesso pesante degli ultimi anni, ha sempre compreso le motivazioni oggettive che giustificano i sacrifici richiesti: le soluzioni per certe malattie non possono essere procrastinate e devono essere della migliore qualità; non posso che ringraziare per aver fatto proprio questo precetto etico che ha sempre animato il nostro lavoro e che ci ha meritato spesso la riconoscenza delle persone, certo la più gratificante delle monete».

Nel nuovo ospedale, la Gastroenterologia è ospitata in più adeguati e spaziosi locali, può contare su un ancora migliorato sistema di riprocessazione degli strumenti a garanzia della massima tutela per i pazienti e presto potrà fare affidamento su endoscopi di ultima generazione, in grado di erogare prestazioni adeguate agli standard più attuali. Le innovazioni tecnologiche si susseguono e nell’immediato futuro, se le risorse lo consentiranno, nuove procedure potranno essere affrontate all’Ospedale degli Infermi, evitando disagevoli spostamenti ai pazienti.

«Alta tecnologia e risorse umane valide e motivate sono un binomio invincibile nella lotta alle malattie gastroenterologiche e non solo; ho la speranza che ciò che lascio continuerà a dare risultati efficienti ed efficaci. Mi farà piacere pensarlo quando tornerò a valle dopo una “faticosa” giornata di pesca su un torrente delle nostre montagne. Questa estate scoprirò i fiumi di cui mi hanno parlato, potrò iniziare a leggere i libri che negli ultimi anni ho messo da parte, potrò far visita ai luoghi che su cui ho tanto fantasticato e agli amici che ho, purtroppo, trascurato».

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