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Ti ricordo ai centri estivi, non eri un bullo…
Ciao, perché quell’aria da ragazzo che non teme niente, perché quella tua altezza che non t’ha cambiato il viso, la risata d’infanzia ora sa di sfida, ieri era la fine di una corsa con gli amici, di una partita di pallone.
Ciao, perché quell’aria da ragazzo che non teme niente, perché quella tua altezza che non t’ha cambiato il viso, la risata d’infanzia ora sa di sfida, ieri era la fine di una corsa con gli amici, di una partita di pallone.
Ti ho incrociato per strada, sei diventato alto quasi come me, eppure quand’eri un ragazzino non ho mai usato la mia altezza e la mia età per dirti che ero forte e tu un bambino, per dirti che potevo comandare, perché il potere vero non esiste ma esiste solo il fare insieme per cambiare.
Ma quale bullo, pericolo sociale, ti ho visto e ho ricordato i giochi d’acqua, le gare e le medaglie di cartone, e i pianti all’ultima giornata, la recita e l’arrivederci ancora.
Com’è che il mondo ti ha cambiato, ti guardo e sei ancora qual bambino che ogni giorno andava al centro estivo, con il suo zaino in spalla ed il pallone… che mi faceva ridere e pensare, che mi faceva correre e sudare.
L’altro giorno ti incrociato per la strada, vicino alla vecchia piazza del mercato, insieme a degli amici o come dicono gli esperti… insieme al branco, un lupacchiotto addomesticato.
Lo so che nel frattempo sei cambiato e stai giocando a fare il capitano, ma senza fascia al braccio e senza palla, correndo nelle notti e non sui prati.
Eppure ti ho guardato coi pantaloni bassi in vita, gli occhiali sulla nuca e quello zaino, non ho potuto trattenere in viso un piccolo e dolcissimo sorriso.
Ti giuro che ho rivisto quel ragazzo che ancora oggi mi lascia dei ricordi, ti giuro che ho sentito quel “presente” che alzandoti gridavi nell’appello.
A volte credo che sarebbe bastato non perderci di vista, incontrarci e dirci ciao almeno un giorno alla settimana, per non spezzare quel filo di poesia che stava tutto dentro al tuo sorriso.
A volte penso che avremmo potuto organizzare un giorno all’anno portando tutti insieme sopra un prato i nomi delle squadre al centro estivo.
A volte credo che non hai mai smesso di giocare e che ti manca solo un vero amico, che in fondo dallo zaino hai solo tolto le regole del gioco, quelle che rendevano bella la partita… qualcuno le ha rubate o le nascoste, ma ricorda, amico mio cresciuto, che solo quelle erano regole di vita.
Alberto Scicolone
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