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Tempio crematorio, danni per milioni

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Tempio crematorio, danni per milioni

Il Codacons chiama in causa anche il Comune

Codacons è intenzionato a chiedere un risarcimento per i propri clienti anche al Comune, in seguito alla vicenda del tempio crematorio. Principalmente per gli eventuali presunti danni morali che avrebbero subito. Trattandosi di circa 500 famiglie, la richiesta complessiva potrebbe raggiungere cifre a sei zeri.
L’associazione, dunque, non intende chiedere i danni soltanto a So.cre.bi, ma anche al Comune e a Seab, come dimostrato dalle recenti diffide e costituzioni in mora notificate ai due enti.
«Prendiamo atto che il comune abbia finalmente avviato la procedura per la revoca della concessione della gestione del tempio ai Ravetti – spiega l’avvocato Annalisa Sola, che insieme a Stefania Gruppallo segue la vicenda per il Codacons di Biella e Gattinara -. Iniziativa che, contrariamente a quanto abbiamo letto nelle dichiarazioni, ben avrebbe potuto prendere anche prima della chiusura delle indagini, tenuto conto dell’arresto dell’amministratore della So.cre.bi, Alessandro Ravetti, e della conferenza stampa della procura che aveva annunciato la “macabra catena della morte a scopo di lucro”».
«I Ravetti fuori dalla gestione del tempio – continua – sono solo il primo obiettivo perché, oltre alle condanne per i crimini commessi, riteniamo che i nostri assistiti abbiano diritto al risarcimento del danno, morale, per il quale riteniamo responsabili in solido civilisticamente anche il Comune di Biella e la Seab, visto il diretto coinvolgimento di dipendenti pubblici nell’inchiesta».
Dunque sono tre i soggetti ai quali l’associazione potrebbe provare a chiedere conto in futuro: «La So.cre.bi per le ben note vicende oggetto dell’indagine – continua Sola -, il Comune, dal punto di vista civile, perché avrebbe dovuto vigilare ed evitare che le condotte criminose si verificassero, e la Seab, per le eventuali responsabilità del suo dipendente nello smaltimento».
La costituzione in mora, comunque, non significa che si arriverà a un procedimento in sede civile: «Noi riteniamo questi tre soggetti solidalmente responsabili, la costituzione in mora è un passaggio obbligato e propedeutico. Ora, però, attendiamo le decisioni in sede penale, soltanto in seguito valuteremo l’eventuale giudizio civile».

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