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“Si vergogni di usare un posto per disabili, cammina benissimo”
Un lettore gravemente malato risponde all’anonimo autore del biglietto: “Nel 1989 mi è stata riconosciuta la mia disabilità che, anche se non evidente esternamente, con il passare degli anni sempre più aggravata. Con che coraggio ha scritto una cosa del genere senza nemmeno conoscermi?”
Riceviamo e pubblichiamo.
Al ritorno da far la spesa in un supermercato di Quaregna, incollato al finestrino della mia autovettura, ho trovato un biglietto in cui c’era scritto ”si vergogni di usare un posto per disabili quando può camminare così bene e non le serve”.
Dire che sono rimasto amareggiato e mortificato è dir poco. Infatti sul parabrezza, se l’ignoto giudice sentenzioso avesse fatto due passi e osservato bene, c’era esposto il mio permesso tagliando per disabili ben in vista. Come può una persona emettere un’osservazione così cattiva non sapendo nemmeno di chi sta sentenziando? Con che coraggio ha scritto ciò senza conoscermi, senza sapere o conoscere la mia disabilità? E’ dal 1989 che mi è stata riconosciuta la mia disabilità, anche se non evidente esternamente, con il passare degli anni sempre più aggravata, un piccolo rendiconto? 38 ricoveri di cui 23 seguito da un intervento: 1750 giorni di Ospedale con due infarti, un arresto cardiaco, 11 interventi di angioplastica, portatore di leucemia cronica, e per ultimo affetto da tumore al polmone, con esito incerto di quanto posso vivere. Tutto ciò scritto è documentato. Anche se esternamente posso dare un’altra impressione.
Mi verrebbe voglia di dire a questo ignoto personaggio di prendere un po’ della mia disabilità e poi parlare, ma mai sentenziare su ciò che non si conosce. Preferisco rispondere a questo ignoto sentenziatore, augurandogli che mai riceva un così cattivo messaggio trovandosi al mio posto.
Purtroppo la madre dell’ignoranza e della cattiveria è sempre incinta
Cordialmente,
Marco Romani
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